La musica tra ragione e sentimento

Ripercorriamo le principali linee di pensiero che dai pitagorici ai romantici hanno interrogato la natura profonda della musica influenzandone la concezione e il modo di interderla.

 

La musica tra ragione e sentimento

Musica e metafisica

 

Da sempre la musica è un ambito dell’esperienza estetica cui riconosciamo un valore di rivelazione capace di parlare per segrete e insondabili vie al sentimento e accrescere per le medesime la nostra conoscenza.

Non è un caso, che fin dai primi secoli della riflessione filosofica, molti pensatori si siano interrogati sulla natura della musica riconnettendola alla dimensione propriamente metafisica, sia considerandola come scienza suprema tenendo in considerazione l’armonia in cui essa si esprime come caratteristica divina fondamentale, sia come autorivelazione del principio cosmico per via di sentimento.

Per primi furono i pitagorici a infondere valore metafisico eterno ed universale alla musica teorizzandone la concezione come scienza dell’armonia e diretta espressione dell’ordine cosmico. Riprendendo questa concezione, Platone considera la musica come scienza propedeutica, la più vicina alla dialettica e la più filosofica. Per Platone, tuttavia, in quanto scienza autentica la musica non consiste nel cercare con l’orecchio nuovi accordi sugli strumenti, perché ciò significherebbe anteporre i sensi all’intelletto.

 

La musica tra ragione e sentimento

Plotino, a sua volta, compie un ulteriore passo verso l’intellettualizzazione metafisica della concezione musicale considerando la musica come la via per ascendere a Dio attraverso l’armonia intellegibile. Questo insieme di concezioni portano il medioevo a includere la musica nel novero delle arti liberali, ovvero le arti che si esplicano soprattutto con l’intelletto e rappresentano la base indispensabile per accedere al sapere universale.

Per S. Agostino la musica è via che consente la contemplazione dell’ordine e dell’armonia divine. Anche Dante parla di musica nel Convivio paragonandola al cielo di Marte per le armoniose relazioni numeriche. Come Marte la musica è “la più bella relazione” perché al centro degli altri pianeti, e il più caloroso perché il suo calore è simile a quello del fuoco.

La musica tra ragione e sentimento

L ‘affermazione della concezione romantica

 

Sarà, poi, soprattutto il romanticismo ad affermare una concezione della musica come via d’accesso privilegiata all’Assoluto e arte suprema. Una concezione che trova il suo primo e fondamentale teorico in Schopenhauer per il quale la musica è l’unica arte che va oltre la materia, l′unica che può esistere anche senza il mondo. Essa è molto profonda, perché non esprime semplicemente un’idea, ma è l’essenza stessa del pensiero e dell’esistenza. Essa, in altri termini, non è semplice oggettivazione della Volontà di vivere in forme universali, come avviene per le altre forme estetiche, essa è rivelazione immediata della Volontà di vivere. Da qui, l’effetto tanto più potente e insinuante della musica sullo spirito umano rispetto alle altri arti perché quest’ultime ci danno solo il riflesso, la musica l’essenza.

A questa concezione si ricollega lo stesso Hegel aggiungendo la specificazione che essa è l’espressione dell’assoluto nella forma del sentimento. Anzi il sentimento è la forma propria della musica e il suo compito “consiste nel far risuonare, non già la stessa oggettività ma, all’opposto le forme e i modi nei quali la più interna soggettività dell’io e dell’anima ideale si muove in sé stessa”.

Proprio in questa teorizzazione del sentimento come strumento proprio della musica e base della sua superiorità, la teoria romantica trova la sua espressione compiuta e diventa fonte di ispirazione decisiva per un’esperienza artistica di rilievo come quella di Wagner.

Alla stessa concezione si ricollega il giovane Friedrich Nietzsche prima di tentare di distaccarsi dalla visione romantico wagneriana della musica. Ma lo stesso vagheggiamento nietzschiano di una musica meridionale conserva, in realtà, i tratti di una concezione romantica come espressione del sentimento per quanto situato al di là del bene e del male.

In Italia tale visione della musica trova ulteriore validazione nella filosofia crociana ulteriore variazione della teorizzazione romantica.

La fortuna della definizione romantica giunge fino a noi che continuiamo a considerare le note come le sillabe magiche di un linguaggio assoluto capace di trasmettere il potente messaggio di una divinità nascosta.

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