Breve guida alla scelta del plettro

Di importanza inversamente proporzionale alla sua grandezza, il plettro riveste un ruolo decisivo nella costruzione di un suono personale. In questo articolo forniamo una guida per orientarsi al meglio tra materiali, forme e modelli principali.

 

plettro

Nella ricerca di un buon suono chitarristico uno degli aspetti meno considerati, ma in realtà di fondamentale importanza, è la scelta del plettro. Un piccolo accessorio cui è stato dedicato anche un film cult come Pick of Destiny, in cui si narra dell’esistenza di un plettro che deriverebbe da un dente di Satana, perso nel Medioevo nello scontro con uno stregone per via dell'intervento di un fabbro: un plettro poi appartenuto ai più importanti rocker di tutti i tempi, costituendo il segreto del loro talento.

Contrariamente a quanto vorrebbe la leggenda narrata dal film, i grandi chitarristi come Eddie Van Halen, Carlos Santana, David Gilmour, Jimmy Page, Eric Clapton, potrebbero suonare con un qualsiasi plettro, ottenendo sempre performance strabilianti; tuttavia, ognuno di loro e, lo vedremo, ha curato con particolare attenzione la scelta di questo accessorio.

 

Il sound è nella mano ma anche nel plettro

Questo perché il plettro incide in maniera decisiva sullo stile e la resa del suono. Quando si dice che il “sound è nelle dita” si sottintende ovviamente anche l’attacco che dà il plettro. Conferendo la vibrazione alle corde è capace di influenzare il suono in modo determinante a seconda del materiale, della forma, dello spessore. Si capisce facilmente che, colpendo le corde di nylon o acciaio, con un plettro metallico o in materiale plastico, otterremo rese sonore completamente differenti, stesso discorso per l’angolazione della punta del plettro e la forza con cui lo si utilizza.

Ecco perché forse definire, come abbiamo fatto, il plettro un accessorio è riduttivo, in quanto può essere considerato un vero e proprio strumento a parte, che contribuirà in maniera sostanziale a ottenere tutto quello che abbiamo in mente dalla chitarra e a costruire un stile chitarristico personale e riconoscibile. Come dice qualcuno, il plettro è il sistema più economico a disposizione del musicista per modificare il proprio suono e non si tratta di una battuta, ma di una realtà.

Come accennato, le caratteristiche fondamentali che distinguono le varie tipologie di plettro sono materiale, forma e spessore.

 

Materiali

Dall’antichità greca, ce lo racconta la mitologia, fino agli inizi degli anni Settanta, i materiali utilizzati per la costruzione del plettro spaziavano dal legno al metallo, dalla pietra all’osso. Tra tutti questi materiali utilizzati prima dell’avvento dei moderni derivati plastici, ad imporsi, per flessibilità e capacità performante, fu il guscio di tartaruga, che rimase la materia di costruzione dei plettri più utilizzata fino al 1973, anno in cui una legge vietò l’utilizzo di questo materiale, per proteggere una specie che andava incontro all’estinzione. Il primo ad utilizzare dei materiali alternativi fu il produttore italiano Luigi D’Andrea, che realizzò dei plettri in celluloide, il materiale più antico e diffuso con cui i plettri vengono tuttora fabbricati.

Dunlop sperimentò per primo con ottimi risultati dei plettri in nylon, che offrono un attacco morbido e caldo, con un suono che tende ad esaltare gli acuti. Questo è il secondo materiale con cui la maggior parte dei plettri sono fatti ancora oggi. Continuando la ricerca su materiali sintetici, che riproducessero le caratteristiche del guscio di tartaruga, si giunse alla scoperta del Delrin, materiale utilizzato per la produzione dei plettri Tortex, che hanno la peculiarità di essere praticamente indistruttibili con un suono duro e con meno acuti.

Sempre ricavati da materiali plastici, si possono citare i plettri in poliacetato, che offrono un attacco ben definito, ma particolarmente leggero o quelli in policarbonato.

Altro materiale sintetico è il carbon nylon con cui si realizzano plettri che si segnalano per l’ottima presa e per essere una ideale via intermedia tra i plettri in nylon e plettri più duri, come quelli in alluminio.

Ulteriori materiali attualmente utilizzati sono l’alluminio e altri metalli, che garantiscono gli attacchi più decisi che si possono avere e il legno che consente generalmente un suono abbastanza equilibrato, anche se i plettri realizzati in questo materiale presentano una grande variabilità determinata dalla tipologia di legno e di fabbricazione.

Infine, materiali più rari, ma comunque utilizzati sono: pietre dure, monete, ceramica.

 

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Spessore e forma

Per quanto riguarda lo spessore, parliamo di un parametro che incide in maniera decisa su suono e modalità di esecuzione. I plettri possono essere realizzati in cinque differenti grandezze:

Extra Light: da 0,38 a 0,50 mm

Thin/Light: da 0,50 a 0,70 mm

Medium: da 0,70 a 0,90 mm

Heavy: da 0,90 a 1,2 mm

Extra Heavy: più di 1,2 mm

Come si può facilmente intuire, i plettri più sottili restituiranno un suono più rotondo e morbido, in una parola più dolce, quelli più spessi permettono degli attacchi estremamente definiti e suoni più decisi e duri.

Per quanto attiene la modalità di esecuzione, un plettro più leggero e morbido sarà più indicato per accompagnamenti acustici, pop o funk, mentre un plettro più rigido e consistente sarà più indicato per l’esecuzione di ritmiche rock e assoli.

La forma è un altro aspetto che incide in modo sensibile sulla modalità di esecuzione. A forme diverse corrisponde una diversa impugnatura e un diverso uso della punta. Un plettro di maggiori dimensioni, che consente di far sporgere una porzione maggiore di punta, si adatta maggiormente all’accompagnamento, una porzione inferiore della punta a contatto con le corde assicura un attacco più definito e maggior precisione nell’esecuzione solistica.

Le forme classiche sono quella a triangolo e quella a goccia. Quest’ultima sviluppata da D’andrea e Dunlop è lo standard più diffuso. La forma triangolare è più utilizzata per le chitarre acustiche.

Una forma particolare è quella del plettro detto Thumbpick, un plettro per pollice che si innesta sul dito come un anello, quasi obbligatorio per certi specifici generi musicali caratterizzati dal cosiddetto “boom-chick”, tipico dello stile di musicisti come Jerry Reed, Chet Atkins.

 

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Quale plettro?

Tra prodotti messi in commercio dai grandi marchi e prodotti artigianali, tra tipologie di plettro distinte per materiale, forma e spessore la possibilità di scelta è davvero amplissima. Detto questo, la scelta del plettro è strettamente individuale, il che significa che la prova personale è fondamentale, come nel caso della scelta di una chitarra, di un amplificatore, di un effetto. Bisogna cercare quello che meglio si adatta al modo di suonare del singolo interprete e alle sue specifiche esigenze di esecuzione. Una determinata tipologia di plettro perfettamente funzionale per un chitarrista, potrebbe rivelarsi del tutto inadatto al playing di un altro.

A partire dal proprio stile di esecuzione e dall’idea di suono che si intende ottenere, si potrà fare una scelta, che tenga conto delle caratteristiche di ogni tipologia di plettro, anche se queste vanno sempre messe alla prova.

In teoria, ad esempio, un plettro sottile (thin) è consigliato per parti di accompagnamento, con chitarre acustiche. In realtà, anche grazie allo sviluppo tecnico sui materiali di costruzione, un plettro sottile può essere utilizzato benissimo anche passaggi veloci e parti solistiche. Nella pratica strumentale vale un po’ tutto, come insegnano grandi interpreti come Eddie Van Halen che, per l’appunto utilizza, da sempre, plettri thin, Brian May che si serve di una monetina da 6 pence o Stevie Ray Vaughan che utilizzava il plettro al contrario.

 

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I plettri usati dai grandi chitarristi

Se proprio si avverte l’imbarazzo della scelta, si può trarre spunto dalle preferenze dei grandi chitarristi. Riportiamo di seguito un elenco stilato dal blog del celebre negozio di strumenti online Thoman. Si tratta di un elenco ricavato da ricerche in rete, che non manca di incuriosire, anche se va preso con beneficio di inventario, in quanto molto spesso gli artisti modificano le loro scelte, anche a seconda delle esigenze del momento. Quello che si ricava, in ogni caso, è che anche i grandi si servono di plettri normalmente in commercio e facilmente reperibili.

Brian May

Una vecchia moneta da 6 pence

Eric Clapton

Ernie Ball Picks Heavy (0.94 mm)

John Mayer

Dunlop Tortex 0.88 mm, Dunlop Tortex 1.14 mm

James Hetfield

Dunlop Tortex 0.88, Dunlop James Hetfield Black Fang 1.14

Angus Young

Fender Extra Heavy

David Gilmour 

D’Andrea TG 351 0.96 mm

Jimmy Page

Herco Flex 75 (0.75 mm)

Mark Tremonti

Dunlop Jazz III, Dunlop Nylon 1.0 mm

The Edge

D’Andrea Medium Nylon

Zakk Wylde

Dunlop Tortex Pitchblack Jazz (1.14 mm)

Billie Joe Armstrong

Dunlop Tortex 0.73 mm, Dunlop Tortex 0.88 mm

Dave Grohl

Dunlop 0.73 mm Gator Grip

Billy Gibbons

Dunlop Gels Extra Heavy

Dave Mustaine

Dunlop Tortex 0.73

Carlos Santana

V-Picks (3 mm)

Dimebag Darell

Dunlop Tortex 0.88 mm

 

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