Elementi di tecnica pianistica: l’attacco di una nota

L’attacco della nota costituisce uno di quegli elementi tecnici fondamentali a cui si possono ricondurre la svariate problematiche che la musica pone all’esecutore e che, per questo, occorre tematizzare e studiare con la dovuta attenzione.

 

attacco della nota

Come osserva Heinrich Neuhaus, i problemi inerenti la tecnica pianistica sono davvero molteplici e si può dire che sono tanti quanta è la musica per pianoforte. Scrive a questo proposito il didatta russo: “Non solo ogni compositore, ma anche i diversi periodi dell'attività creativa di ognuno presentano problemi pianistici completamente diversi sia per il loro contenuto sia per la forma e per la resa pianistica (si confronti la Sonata op. 13 Patetica e la Sonata op. 106 Hammerklavier, la Sonata in si minore op. 53 e molti studi di Chopin, ecc.)”.

Tuttavia, se è vero che i problemi tecnici sono innumerevoli, è anche vero che all’interno di questa complessità si può individuare degli aspetti generali ricorrenti che consentono di semplificare “l'illimitata ricchezza di forme di un compendio pianistico a elementi sempre più semplici, fino a che, grazie a una generalizzazione, non si arrivi al "nucleo principale", al "centro" di tutto il fenomeno complessivo”.  

Si tratta di quegli elementi fondamentali che sono alla base dello sviluppo di una tecnica pianistica appropriata. Il primo di questi elementi proposto da Nehaus è l’attacco di una nota. Un pianista che voglia raggiungere livelli di conoscenza e proprietà tecnica superiori, non può non problematizzare e interessarsi a questo nucleo fondamentale dell’espressione musicale.

 

attacco della nota

Diciassette volte “a”

Per illustrare in maniera più vivida il senso del proprio discorso e insieme il fatto che l’interesse per le particelle fondamentali di senso non è una preoccupazione isolata del musicista, il grande pianista e didatta riporta nel suo libro il racconto illuminante di un “attore che nella prima giovinezza ebbe l'onore di essere ascoltato da un attore molto importante (mi sembra da Juzin<28). Il giovane artista recitò il monologo di Amleto ("Essere o non essere"), versi di Puskin e qualcosa ancora. L'eminente attore disse: "Allora, molto bene, e adesso provate a dire diciassette volte "a": un'"a" entusiastica, un'"a" interrogativa, un'"a" minacciosa, un'"a" di sorpresa, un'"a" grido di dolore, un'"a" gioiosa, ecc." (probabilmente in natura di queste diverse "a" ce ne saranno più di diciassette). Ho questo in mente quando affermo che prendere un unico suono con un dito al pianoforte è già un compito, e per di più un compito interessante e importante sul piano della esperienza”

Non si mancherà di notare che l’"a" verbale ha il vantaggio di essere già discorso di senso compiuto rispetto alla singola nota, che non può essere considerata propriamente discorso musicale se presa isolatamente, ma solo con la successione di un altro suono. Il pianista cita opportunamente a riguardo “Il celebre solitario sol bemolle del guardiano notturno nel secondo atto dei Maestri cantori è musica, e anche geniale, ma solo grazie a quanto lo precede e a quanto lo segue. Se ci si immagina questo sol bemolle senza "passato" e "futuro", come suono in "sé", allora non si tratta di musica”.

 

attacco della nota

Un'unica nota tante sfumature

Se questo dato di base è indubitabile, si può ugualmente osservare che a proposito del pianoforte è possibile rendere un suono in tanti modi differenti e questo può costituire già, di per sé, un compito tecnico interessante e degno di riflessione.

Sulla singola nota è possibile approfondire e studiare tutta la variegata dinamica di un pianoforte, “questa unica nota si può prendere con diverse dita, col pedale e senza pedale, la si può prendere come una nota molto "lunga" e tenerla fino alla totale scomparsa del suono, poi come una nota sempre più breve. Se chi suona ha immaginazione, in una sola nota (come ha fatto Wagner) riuscirà a esprimere un'enorme quantità di sfumature del sentimento: tenerezza, coraggio, ira, estasi alla Skrjabin, solitudine, vuoto, e molte altre cose; certo, occorre immaginare che tale suono ha avuto un "passato" e ha un "futuro". Se siete un musicista e per di più un pianista, ed evidentemente amate il suono del pianoforte - anche questo affaccendarsi con un unico suono, un bellissimo suono pianistico, questo ascoltare lo splendido tremito di una corda argentata - sarà per voi una grande beatitudine e vi farà sentire già ai confini dell'arte”.

 

 

 

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