Il canto interno e la capacità di ascoltarsi

Il canto interno, ovvero la capacità di anticipare mentalmente quello che mani andranno ad eseguire e l’auto ascolto sono delle capacità connesse e di fondamentale importanza per chi studia il pianoforte e che occorre sviluppare fin dall’inizio.

canto interno autoascolto piano

Prima di iniziare l’esecuzione di un brano, è di fondamentale importanza riuscire a concentrarsi sul canto interno, che è rappresentato dalla capacità di anticipare mentalmente quello che le mani si apprestano a suonare. Solitamente si tratta dell’incipit del brano, ma può anche essere un passaggio in figurazioni veloci, un frammento melodico, che svolgerà la funzione di metronomo, suggerendo l’esatta velocità d’esecuzione. Cantare nella mente è utile per ripassare il fraseggio e immedesimarsi subito nell’interpretazione. Nel suo libro Musicofilia, il grande neurologo Oliver Sacks osserva: “Immaginare la musica stimola la corteccia motoria e, viceversa, immaginare l’atto di suonare stimola la corteccia uditiva.[...] La combinazione di esercizio mentale e di esercizio fisico porta ad un miglioramento dell’esecuzione più marcato di quello che si otterrebbe solo con il secondo”. Se la difficoltà del brano lo consente, chiudere gli occhi può focalizzare ed espandere la concentrazione: visualizzare nella mente la tastiera è una capacità che si può potenziare proprio in questo modo e si può facilmente constatare che molto spesso questo consenta di ascoltarsi con la massima attenzione.

Ascoltarsi

Una delle capacità che si acquisiscono con più difficoltà è senza dubbio quella di ascoltarsi. Per chi non pratichi la musica, questa affermazione può apparire a tutta prima un vero controsenso, tuttavia, i musicisti sanno bene che riuscire a concentrarsi allo stesso tempo sulle difficoltà esecutive e su un ascolto costante in tempo reale del risultato non è per niente immediato e scontato. Nel caso dei pianisti, poi, si tratta di un ascolto stereofonico, quindi, è bene ribadire in questa sede l’importanza dello studio a mani separate, che facilita un controllo più puntuale e attento. Una buona pratica che andrebbe incoraggiata tra i giovani studenti di pianoforte consiste nel registrarsi, in modo da ottenere un riscontro obiettivo impossibile da raggiungere durante l’esecuzione. Occorre precisare, a questo proposito, che l’ascolto del risultato sonoro della propria esecuzione presuppone una conoscenza appropriata del brano e che in una fase iniziale dello studio è molto difficile essere in grado di dividere l’attenzione fra le difficoltà implicite nel suonare e la percezione precisa del risultato sonoro. Ovviamente non esiste alcuna controindicazione nel tenere un orecchio vigile fin dall’inizio, anzi, si tratta di un’abitudine che bisogna coltivare; proprio perché esiste una difficoltà oggettiva in questo esercizio è importante esercitarsi in tal senso da subito. Fin dalle prime lezioni, al termine dell’esecuzione è bene che il proprio insegnate e lo stesso allievo si chieda come ritiene di aver suonato e dove può migliorare. Questo spinge l’allievo a sviluppare, fin da subito, una preziosa capacità di auto-ascolto e di conseguenza di autocritica, che aiuta la risoluzione dei problemi più evidenti anche durante la fase di studio. Via via che questa capacità si affina, gli allievi non avranno quasi più bisogno dei suggerimenti dell’insegnante, ma sono in grado di camminare da soli con le loro gambe.

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