Il controllo delle dita sui tasti del pianoforte

Non è infrequente che il pianista, non necessariamente alle prime armi, si trovi nella posizione del domatore di dita, cioè nella condizione di contrastare tensioni e tendenze che appaiono indipendenti dalla sua volontà. In questa lezione svolgiamo una serie di considerazione su come impostare lo studio di modo che la nostra mente e il nostro corpo imparino a gestire al meglio tutti i parametri dell'esecuzione.

 

Per suonare il pianoforte bisogna avere una piena consapevolezza di come e dove si muovono le dita sulla tastiera. Potrebbe sembrare, a tutta prima, una dichiarazione apodittica, ma a ben vedere è molto meno scontata ed evidente di quanto si pensi.

Non è infrequente, anche tra i professionisti, che il ruolo dell’esecutore si configuri, come osserva Roberto Prosseda, simile a quello di un “domatore di dita”, cioè il pianista si trova spesso nella condizione paradossale di dover contrastare movimenti e tendenze della mano come se questa fosse un arto dotato di volontà propria.

Si possono dare certamente situazione come audizioni, concerti, esami in cui una condizione di particolare tensione e stress può indurre il sistema nervoso ad agire in maniera diversa, facendo entrare in campo una condizione di emergenza che facilita il riaffiorare di tensioni muscolari e abitudini che solitamente vengono tenute a bada durante il normale studio.

L’unico possibile antidoto per impedire questi rischi e mantenere una gestione adeguata ed equilibrata del nostro sistema nervoso e muscolare è come sempre rappresentato dallo studio e dalla preparazione quotidiana.

Anche qui, occorre ribadire un concetto apparentemente scontato, ma su cui non si insisterà mai abbastanza, ovvero che il rendimento alla tastiera è conseguenza diretta di quello che quotidianamente facciamo nelle ore di studio e pratica al pianoforte. La componente di imprevedibilità e la fortuna continueranno ad avere un ruolo sulla riuscita finale, ma aumenterà la capacità di gestire e controllare imprevisti e accidenti vari.

 

Un metodo di studio

Quello che rende meno scontato il richiamo alla importanza dell’esercizio e dello studio quotidiani è la precisazione che questi devono essere guidati da un metodo efficace. In molti casi gli studenti non si pongono nemmeno il problema di come studiare, riducendo questa pratica a mera ripetizione meccanica di un brano da cima a fondo senza l’approfondimento dei passaggi più problematici che rimangono tali.

Nel migliore dei casi, si può avere una più sistematica, ma ugualmente sterile, ripetizione dei passaggi più difficili a velocità ridotta, con l’ausilio o senza il metronomo, o saggiando varianti di accentazione o ritmiche.

Quelli appena ricordati sono esercizi che hanno una loro utilità durante le fasi preparatorie, ma non sono sufficienti per il perseguimento di quel controllo e quella capacità di gestione cui si faceva riferimento più sopra.

 

Fare attenzione a dove si mettono le mani

La cosa su cui soffermarsi fin dalle prima fasi dell’apprendimento è lo sviluppo di un’attenzione a come e dove si mettono le mani sulla tastiera e alla resa sonora di quella che si sta provando. Un ruolo molto importante in questo lavoro è svolto dalla proiezione mentale della posizione della mano sulla tastiera accompagnata dalla prefigurazione del suono che si andrà a produrre. Questo approccio, renderà ogni emissione sonora voluta e predisposta con l’opportuna attenzione. In caso contrario, si può verificare l’eventualità di arrivare con ritardo e impreparati all’emissione del suono, esponendosi al rischio concreto di errore.

Ogni singola nota necessità di essere preparata mentalmente dall’interprete sia sul piano del suono che su quello della realizzazione fisica. Quest’ultimo aspetto riguarda tutta una serie di elementi che vanno dal posizionamento del braccio a quello della mano, passando per la leva da utilizzare (intero dito, l'intera mano, l'avambraccio, il braccio, ultima falange), poiché è l’esatta articolazione dell’intero sistema dita-mano-braccio a tradurre in suono le intenzioni musicali.

 

Il tasto giusto al momento giusto

Riducendo la questione all’essenziale, possiamo dire che un suono sbagliato è diretta conseguenza di un dito che non si trova al posto giusto al momento giusto. Altra affermazione che rischia di apparire scontata, quest’ultima, se non si osservasse che la maggior parte degli errori sulla tastiera potrebbe essere evitata, se si facesse in modo di posizionare costantemente le dita esattamente dove si vuole.

Bisogna sempre prestare la massima attenzione ed evitare che le dita si dispongano sulla tastiera in modo non controllato e per certi aspetti casuale. Se non si cura questo aspetto attraverso una prefigurazione dell’assetto della mano necessario per abbassare i tasti nei tempi e nei modi giusti, si può essere sicuri di incappare in errori e imprecisioni.

Molto utile ed efficace, su questo punto, il parallelo che Prosseda istituisce tra il pianista e lo slalomista o il pilota di formula uno: “in entrambi i casi, è necessario, come dicevamo, prevedere con congruo anticipo ogni spostamento di assetto, ogni cambio di direzione, ed essere con la mente sempre avanti rispetto al luogo che stiamo percorrendo. Il tipico errore dello slalomista è di arrivare in ritardo a una curva, non avendo spostato l'assetto del bacino in tempo per la curva seguente. Bene, questa è una perfetta metafora per ciò che accade quando suoniamo il pianoforte, in passaggi rapidi o con doppie note, in cui è fondamentale una particolare attenzione all'ascolto del corpo: dove stiamo mettendo il peso, che tipo di leva stiamo usando, quanto tempo abbiamo per portare le dita sulla loro prossima posizione” (cfr. https://www.musicafelix.it)

Naturalmente il controllo adeguato della posizione sulla tastiera e dei singoli muscoli coinvolti non inficia la dimensione della spontaneità e dell’emotività.

Nell’esecuzione questi aspetti sono imprescindibili e vitali, ma paradossalmente, per poter giungere ad un massimo di spontaneità e abbandono alla dimensione emotiva della musica durante l’esecuzione, è necessario in fase di studio perseguire il massimo del controllo di modo che corpo e mente acquisiscano la piena gestione di tutte le dinamiche di esecuzione, per trasformale in automatismi che consentano il massimo del coinvolgimento e dell’intensità nell’interpretazione.

 

 

lezioni
lezioni