Il ruolo delle leve nella gestione delle dinamiche

In questa lezione approfondiamo il tema dell’uso vantaggioso delle leve nella meccanica pianistica a partire dalla considerazione delle regole fisiche che governano quest’ultima e la cui conoscenza permette un controllo appropriato delle dinamiche al pianoforte.

 

meccanica pianistica

Visto da un punto di vista puramente fisico suonare il piano significa azionare un sistema complesso di leve. Il che significa che la meccanica pianistica è soggetta a precise leggi di funzionamento che influenzano l’interazione dell’esecutore con lo strumento, esecutore che, di conseguenza, deve avere una chiara visione delle modalità di azione di queste leggi illustrate con particolare attenzione e competenza in un bell’articolo dal pianista e didatta Roberto Prosseda le cui osservazioni ci guideranno nel presente articolo.

 

Il punto di arrivo del gesto

Mettendo in azione con la pressione del dito il tasto, il pianista diventa parte effettiva della meccanica pianista. Come sottolinea opportunamente Prosseda, però, bisogna considerare che il punto di arrivo del gesto è la corda e non il tasto stesso.

Quindi, bisogna idealmente figurarsi che il dito sta imprimendo il suono non al tasto, ma alle corde, precisamente il termine finale di quel sistema di leve che arriva a imprimere ad esse il movimento per il tramite del martelletto e del tasto. Impostata in questi termini, diventa subito chiaro che, essendo il dito dell’esecutore parte integrante di questo complessivo sistema di leve che giunge fino alle corde, è di estrema importanza che quel dito lavori in maniera solidale con l’insieme di leve in gioco evitando dispersioni di energia e movimenti controproducenti.

Una prima conseguenza di questa impostazione è la ricerca di una buona aderenza tra il tasto e il dito perseguendo sempre una estrema economia ed efficacia dei movimenti. Non è certamente un caso che i migliori pianisti, prima di premere il tasto, siano già pronti su di esso con il dito. Anche quando si osserva che i pianisti allontanano la mano dalla tastiera, il movimento avviene sempre e solo dopo l’emissione del suono o in alcuni casi per predisporre il successivo movimento del dito, e in ogni caso raggiungendo il contatto con il tasto sempre prima di azionarlo con la pressione.

 

meccanica pianistica

Le leve della meccanica pianistica

Non potendo spostare i diversi fulcri, le leve della meccanica pianistica sono invariabili è possibile però intervenire su singoli parametri come la corsa del tasto e del martelletto che può variare ad esempio azionandolo a partire da un posizione di parziale pressione, oppure si può agire sulla lunghezza del tasto di cui ci si avvale, modificando l’angolo di attacco o il punto in cui lo si aziona.

Parlando di leve, dobbiamo tener presente che più queste sono vantaggiose, migliore sarà il controllo del movimento che agevolerà un adeguato dosaggio della dinamica e la possibilità di ottenere un volume di suono appropriato.

Riprendendo la definizione fisica, possiamo dire che, in base al rapporto tra forza resistente e forza applicata (o potenza), una leva è vantaggiosa se la forza applicata richiesta è minore della forza resistente, ovvero se il braccio-resistenza è più corto del braccio-potenza. Applicando questo principio alla meccanica pianistica, dobbiamo considerare che la prima e più lunga leva con cui interagisce il dito è il tasto ovviamente, tenendo presente che la lunghezza complessiva del tasto è superiore alla parte visibile sulla tastiera. In base al principio più sopra espresso, per far sì che l’interazione con questa leva sia vantaggiosa bisogna far ricorso ad una leva più lunga rispetto al braccio potenza del tasto, ovvero la parte del tasto che arriva al fulcro.

Da questo assunto deriva che utilizzare solo il movimento del dito per azionare il tasto significa utilizzare una leva svantaggiosa, mentre un controllo migliore e favorevole e la produzione di un bel suono risonante e pieno sono i risultati dell’utilizzo di leve lunghe che offrono un rapporto velocità peso tale da garantire alta velocità di azionamento del tasto e peso cospicuo.

Le osservazioni fin qui svolte hanno una loro validità non solo per il forte ma anche nel caso del pianissimo: è un dato di fatto che i movimenti fini si controllano meglio con l’utilizzo di leve lunghe che permettono una minore escursione. Per avere una dimostrazione semplice e immediata di questo, è sufficiente fare un piccolo esperimento di osservazione provando a spostare di un millimetro una penna, utilizzando in un primo momento solo il dito, leva corta, e successivamente l’intero braccio, leva lunga. Nel secondo caso si potrà osservare una maggiore precisione e controllo del movimento.

 

 

 

 

Fonte articolo: https://www.musicafelix.it/it/tutorial.php?txt=25

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