Il suono del pianoforte: il timbro

Nel caso degli strumenti musicali, il timbro è determinato dalla materia dello strumento musicale e da come è prodotto il suono. In questa lezione illustriamo le modalità per influenzare le qualità del suono al pianoforte a partire da sincronizzazione, dinamica e pedalizzazione.

 

timbro pianistico

La sincronizzazione

Un primo elemento che si può considerare ai fini della ricchezza e del controllo del timbro è costituito dalla sincronizzazione dei suoni sovrapposti.  In molti casi posticipando o anticipando la linea di basso rispetto a quella melodica si può ottenere una maggiore ricchezza del suono cantabile dal momento che l’azionamento dei tasti non perfettamente in sincrono permette lo sviluppo di un numero maggiore di armonici.

Conosciuta da tutti i pianisti è la tecnica di anticipazione del basso rispetto alla melodia, nota come scampanío, anche se spesso è non vista di buon’occhio dagli insegnanti, utilizzata con accortezza e in modo opportuno permette di ottenere una migliore proiezione del suono smorzando l’effetto percussivo dei martelletti e facendo percepire meno l’indipendenza delle diverse linee.

Del resto, si tratta di un espediente cui hanno fatto ricorso alcuni dei più grandi pianisti di sempre come Friedmann, Rachmaninoff, Benedetti Michelangeli, Cortot, per citarne alcuni. Sempre nella direzione di una maggiore ricchezza timbrica può essere utilizzato anche il procedimento inverso, ovvero l’anticipazione della melodia rispetto al basso. Il subentrare in ritardo del basso permette di accrescere la quantità di armonici nelle corde già in vibrazione conseguendo una specie di estensione della curva dinamica.

 

La dinamica

Si può variare notevolmente il timbro modificando la relazione dinamica tra le diverse note: sia dando un diverso peso al singolo suono che forma l’accordo, sia considerando la relazione di ogni nota con quelle che la precedono e con quelle che la seguono. In questa prospettiva per timbro bisogna intendere non la qualità della singola nota ma la risultante della successione e della sovrapposizione dei differenti suoni che formano la linea melodica o un accordo.

Per fare un parallelo immediatamente comprensibile possiamo dire che, al pari di un pittore che modula la tavolozza dei colori secondo un proprio stile personale, ogni grande pianista ha una sua particolare modulazione e combinazione delle dinamiche dei suoni.

Non è qui possibile esprimere in poche parole la serie di regole e principi che sovrintendono alla combinazione delle dinamiche di una linea melodica o accordo, ci limiteremo a sottolineare, in termini molto generali,  bisogna far ricorso ad una grande varietà di dinamiche per poter restituire una adeguata ricchezza timbrica. Si comprende facilmente che, eseguendo una qualsiasi linea melodica senza variare la dinamica delle singole note, si otterrà un fraseggio piatto e senza inflessione, così come suonare un accordo con suoni aventi la stessa dinamica produrrà un risultato timbrico senza mordente e monotono.

 

timbro pianistico

Pedalizzazione

 

Pedale "una corda"

Il pedale una corda è uno dei pedali del pianoforte, generalmente posizionato all'estrema sinistra. Su un pianoforte a coda sposta l'intera meccanica (compresa la tastiera) leggermente verso destra, in modo che i martelletti colpiscano soltanto due delle tre corde che normalmente vengono impiegate per produrre una nota. Questo l'ammorbidisce e ne modifica anche la qualità del tono.

Quest'ultima è influenzata anche dal fatto che le due corde vengono colpite per entrare in contatto con una parte del martelletto che non viene spesso colpita; ciò si traduce in un suono più opaco e meno percussivo, a differenza di quello brillante che di solito viene prodotto. L’azione di questo pedale diventa più efficace, come si comprende facilmente, con i registri più alti anche se risulta di grande utilità anche negli altri.

Bisogna sottolineare che il suo utilizzo non va relegato esclusivamente all’esecuzione dei piano e dei pianissimo poiché è ugualmente possibile suonare dei fortissimo, ad esempio, tenendo questo pedale completamente abbassato, il suono che si otterrà sarà al contempo incisivo e definito, ma anche lontano e indiretto.  

 

Pedale tonale

Questo pedale, conosciuto anche come pedale Rendano dal nome del suo inventore, è presente solo nei pianoforti a coda e premendolo permette di prolungare l’ultimo suono o i gruppi di suoni emessi prima del suo azionamento e solo questi non agendo su tutti gli altri. In sostanza agisce sollevando gli smorzatori dei tasti abbassati prima del suo azionamento.

Questo tipo di pedale può svolgere un importante ruolo ai fini del timbro consentendo uno sviluppo dei suoni armonici, in quanto sollevando gli smorzatori di alcune corde permette che queste vengano poste in vibrazione per simpatia da altre corde coincidenti con uno dei suoni armonici contigui.

 

Pedale di risonanza

Si tratta, senza dubbio, del pedale più utilizzato dagli esecutori ed è quello cui si riferisce l’indicazione “Ped.” presente negli spartiti. Premendo questo pedale, si alzano contemporaneamente tutti gli smorzatori consentendo alle corde di continuare a vibrare liberamente finché il suono non si spegne naturalmente.i

A differenza del pedale tonale, quindi, questo pedale del pianoforte prolunga tutti i suoni legandoli e contribuendo a creare una sorta di alone timbrico e armonico provocato dalla vibrazione simpatica di tutte le corde dello strumento insieme a quelle effettivamente suonate che assicurano un suono più ricco e meno secco. Un espediente cui si fa ricorso spesso consiste nell’abbassare questo pedale prima dell’esecuzione per determinare una più ampia ricchezza timbrica consentendo a più corde di risuonare per simpatia.

L’utilizzo di questo pedale agevola anche la realizzazione dei passaggi in pianissimo o veloci dal momento che la meccanica sarà più leggere e la corsa del martelletto più agile e governabile. Contrariamente a quanto si ritiene in maniera diffusa, infine, non vi è alcuna rigida prescrizione che impone di cambiare il pedale al cambiare della melodia. Al contrario, fornendo in maniera parziale alcune melodie si riesce ad ottenere effetti timbrici di grande suggestione.

 

Anche prescindendo dalle relazioni dinamiche con altri suoni e dall’utilizzo del pedale è possibile modulare timbricamente il suono della singola nota. Appare del tutto intuitivo che il diverso modo di azionare il singolo tasto può produrre effetti timbrici molto diversi. Questi diversi effetti possono essere resi intervenendo sul suono nel momento successivo alla percussione della corda. Esistono a riguardo due tecniche in particolare che permettono di accentuare o smorzare le vibrazioni delle corde.

 

timbro pianistico

Riduzione della durata del suono

Per ottenere un suono più marcato e percussivo è sufficiente attenuare la vibrazione delle corde facendo risalire in modo parziale i tasti di modo che arrivino a sfiorare brevemente le corde. Con questa modalità è possibile eseguire i segni di diminuendo per le note lunghe.

Lo stesso effetto può essere realizzato con il pedale, come abbiamo visto, e può essere utilizzato con apprezzabili risultati insieme al cosiddetto vibrato.

 

Prolungamento della durata del suono

Il prolungamento del singolo suono può essere ottenuto facendo ricorso al cosiddetto vibrato pianistico che si realizza facendo risalire e abbassare in modo parziale il singolo tasto, dopo che il martelletto ha colpito la corda.

Il movimento di riavvicinamento del martelletto alle corde già colpite determina uno spostamento d’aria e del movimento della meccanica che produrrà un aumento dell’ampiezza della vibrazione e dunque della lunghezza del suono e una maggior ricchezza di armonici.

Per poter effettuare il vibrato naturalmente bisogna far ricorso al pedale di destra che sollevando gli smorzatori consente la libera vibrazione delle corde. Ampiezza e frequenza del vibrato possono essere più o meno estese e questo determina una diversa gamma timbrica. Il ricorso l vibrato sarà possibile solo per i pianoforti a coda dal momento che la meccanica dei pianoforti verticali non permette un adeguato controllo dei movimenti dei martelletti.

 

Precisati questi aspetti tecnici importanti occorre evidenziare il fatto che determinate in ultima istanza risulta essere sempre l’intenzione, ovvero l’immaginazione timbrica dell’esecutore, l’assenza della quale rende infruttuosa e inutile anche la migliore padronanza tecnica.

 

 

 

 

 

 

 

Fonte articolo: https://www.musicafelix.it/it/tutorial.php?txt=65

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