Il tocco pianistico: la cantabilità

Sigismund Thalberg è stato uno dei grandi esponenti del concertismo romantico, un pianista il cui stile esecutivo diede grande risalto all’arte del canto applicata al pianoforte. In questo articolo riportiamo alcuni dei brevi e preziosi precetti da lui premessi alla sua celebre raccolta di trascrizioni.

Sigismund Thalberg fu uno dei maggiori protagonisti del concertismo romantico e, insieme con Franz Liszt, provvide a mettere al mondo e a nutrire la fantasia su temi di melodrammi, che si è soliti chiamare fantasia drammatica. Tuttavia, il suo stile era diversissimo da quello eroico e impetuoso di Liszt e consisteva soprattutto in un vero e incomparabile bel canto pianistico. Una straordinaria sensibilità di tocco, una conseguente infinita varietà di timbri, una fertile immaginazione di nuovi effetti sonori dovuti a vere e proprie innovazioni tecniche sono le caratteristiche salienti sono alcune delle straordinarie qualità che lo hanno imposto come uno degli interpreti più apprezzati del suo tempo.

Thalberg aveva scoperto per primo il modo di unire insieme il canto espressivo e la figurazione ornamentale virtuosistica e brillante, rendendoli nettamente diversificati e inconfondibili. I fondamenti stilistici della sua tecnica pianistica sono contenuti in alcuni brevi precetti che il grande pianista premise al suo re L'arte del canto applicata al pianoforte pubblicato nel 1850 a Lipsia.

Riportiamo di seguito alcune di queste preziose indicazioni sull’aspetto sonoro cantabile elaborate dal pianista presentato dall’editore Francesco Lucca come “colui che i diritti del canto traditi oggidì nella musica vocale coll’ispirazione della teoria e coll’efficacia incomparabile dell’esecuzione difende e ricovera nella musica strumentale”. I passi che seguono sono tratti dal volume di Pero Rattalino edito da Ricordi intitolato Le grandi scuole pianistiche.

“Per ottenere un’ampiezza ed una bella sonorità, bisogna spogliarsi di ogni durezza. Bisogna avere tutta quella pieghevolezza e quelle differenti inflessioni che un abile cantante possiede nella voce”.

“Nei canti Larghi, bisogna cantar di petto […] senza mai pestare i tasti. Sarà quindi necessario attaccarli da vicino, profondandoli e premendoli con robustezza”.

“La parte che eseguisce il canto dovrà sempre essere articolata in modo chiaro e distinto […] Le indicazioni di piano e pianissimo, poste vicino al canto, dovranno interpretarsi relativamente, e in nessun caso gl’impediranno di spiccare e predominare”.

“La mano sinistra dovrà sempre essere subordinata alla destra (ben inteso quando questa canta)”.

“Sarà indispensabile d’evitare nell’esecuzione quella maniera ridicola e di cattivo gusto di ritardare con esagerazione il batter delle note del canto molto tempo dopo quelle del basso, e di produrre così, da un capo all’altro del pezzo, effetto di sincopi continue. Soltanto una melodia lenta, scritta con note di lunga durata, è di buon effetto d’attaccare il canto dopo il basso, ma solo con un ritardo quasi impercettibile”.

“Si raccomanda di tener le note e di dar loro un valore assoluto. […] Non sarà mai troppo raccomandato ai giovani artisti lo studio lento e coscienzioso della fuga, essendo questo il solo che possa condurre a suonar bene a più parti”.

“Generalmente i giovani artisti trascurano i segni d’espressione che servono a completare e a tradurre il pensiero del compositore. […] Se si tolgono questi accessori, non esistono più né effetti né contrasti, e l’orecchio si stanca subito”.

“L’uso dei pedali (separatamente o insieme) è indispensabile per dare ampiezza all’esecuzione. […] Nell’uso dei pedali bisogna porgere la maggior attenzione a non mai mescolare le armonie dissimili e a non produrre in tal modo ingrate dissonanze”.

“Noi farem pure osservare che in generale si suona troppo presto, e che si crede aver provato molto spiegando una grande agilità nelle dita. Suonar troppo presto è un difetto capitale. In un movimento moderato, la condotta di una semplice fuga a tre o quattro parti e la sua interpretazione, esigono e provano maggior talento che l’esecuzione del più brillante, del più rapido e più complicato pezzo di piano-forte. Egli è molto più difficile, che non si pensa, di non incalzare e di non suonare in fretta”.

“La sola raccomandazione è di conservare nell’esecuzione una gran sobrietà nei movimenti del corpo ed una gran tranquillità nelle braccia e nelle mani, di non mai attaccar la tastiera da troppo alto, di ascoltarsi suonando, d’interrogarsi, di essere severi con sé stessi e d’imparar a giudicarsi. In generale si lavora troppo colle dita e non abbastanza coll’intelligenza”.

“Il miglior consiglio che possiamo dare alle persone che si occupano seriamente del piano-forte, è d’imparare, di studiare e di commentare la bell’arte del canto. Non si dovrà mai trascurare l’occasione di sentire i grandi artisti e principalmente i grandi cantanti”.

 

Si tratta di indicazioni preziosi per ogni pianista che si voglia accostare con cognizione all’arte del suonare il pianoforte. Allo stesso modo di Chopin anche il grande pianista austriaco invita gli studenti di pianoforte a dedicarsi anche all’approfondimento del canto e all’ascolto dei grandi cantanti per riportare questa cantabilità nelle proprie esibizioni pianistiche.

 

 

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