Suggerimenti dei maestri del passato sullo studio del pianoforte

Riportiamo di seguito una serie di indicazioni pratiche lasciate dai grandi musicisti del passato che non mancheranno di rivelarsi come delle utili segnaletiche per orientarsi sui diversi temi legati allo studio pianistico. Un piccolo florilegio di perle di saggezza da appuntarsi e su cui meditare. Buona lettura!

 

consigli dei grandi

Bach propedeutico

Vi è una cosa di cui tutti hanno bisogno come il pane quotidiano: di Bach e sempre di Bach! La coscienza di questo si fa per fortuna sempre più strada.

Rudolf Maria Breithaupt, Die naturliche klaviertechnik

 

Scelta dei brani

Non aiutare a diffondere le cattive composizioni (interpretazioni), al contrario devi contribuire a sopprimerle.

Robert Schumann, Musikalische regeln

 

Il processo di studio di un brano

Un concertista non può suonare meccanicamente i pezzi studiati in precedenza. È un processo reale e inevitabile. Mi sembra di poter dire che la crescita di un pezzo inizia solo dopo la seconda esecuzione, per quanto sia stato studiato. In questo modo è difficile capire se un pezzo che è stato eseguito in concerto per un determinato numero di volte raggiunge un certo livello, come dire, tale da poter essere messo da parte per un po’ di tempo. Effettivamente, quando si torna su un pezzo di musica lo si rivede da capo, perché non si può suonare lo stesso pezzo nello stesso modo persino in due concerti  tenuti in due giorni consecutivi. L’esecuzione sarà sicuramente diversa. E dopo un lungo intervallo si ritorna ad un pezzo musicale partendo da un livello completamente diverso. Trovare nuovi significati è fondamentale a che il pezzo si sviluppi e cresca; questo significa che il pezzo continuerà a vivere. In caso contrario è la morte del brano.

Grigory Sokolov, Lo studio dei brani

 

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Le intenzioni del compositore

Non cercare mai l'esecuzione di bravura puntando sull'agilità e sul virtuosismo. In ogni pezzo tenta di produrre l'effetto che il compositore aveva in mente; di più non occorre; tutto ciò che va oltre è caricatura.

Robert Schumann, Musikalische regeln

 

La lettura a prima vista

Una delle qualità principali di un buon lettore a prima vista, consiste nel non fermarsi né riprendersi. Bisogna saper sbagliare in tempo, scansare i passaggi o i movimenti troppo difficili, semplificare, abbandonare per un momento se non si ha miglior risorsa, la lettura d’un mano, per poi riprendere di nuovo. Gli sbagli più gravi e deplorevoli sono di fermarsi, di balbettare, di battere e ribattere le medesime note.

Antoine François Marmontel, Conseils

 

Sull’intensità

Il grado di forza di una nota dipende dalla maggiore o minore velocità impartita al tasto durante la sua discesa.

Tobias Augustus Matthay, L’arte del tocco

 

Il meccanismo dei tasti

L’intero meccanismo dei tasti è connesso in modo che le corde suonano bene solo se:

si tocca il tasto perpendicolarmente, cioè dall’alto in giù, proprio nel mezzo (perciò né obliquamente né da un lato);

ogni tasto è premuto con forza tale da far suonare distintamente ogni nota;

prima di toccare il tasto non si alza troppo il dito, chè altrimenti, insieme col suono, si sentirebbe anche il suono sul tasto;

la mano e il braccio anche nel fortissimo non saltella, nè pesta, nè vacilla;

finalmente queste regole si osservano tanto nei passi di agilità, come nei salti, nelle estensioni e nei movimenti lenti.

Carl Czerny, Lettere

 

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Sul diverso uso del pedale

Hummel, che sapeva ottenere una così bella sonorità, usava pocchissimo il pedale e raccomandava ai suoi allievi di servirsene rarissimamente. Thalberg e Chopin l’adoperavano invece quasi incessantemente e con un’abilità straordinaria.

Antoine François Marmontel, L’ èducation musicale

 

Sul tempo rubato

Il tempo rubato esige un forte intuito critico, una grande sicurezza di discernimento e molto sentimento.

Carl Philipp Emanuel Bach

 

Esecuzione corretta ed esecuzione bella

Si fa una differenza, e con ragione, tra l'esecuzione corretta e quella che chiamasi esecuzione bella. A questa si suol dare anche il nome di espressione, quantunque, a mio parere, inesatto. L’esecuzione corretta si riferisce al meccanismo del suono, e questo può ben indicarsi con segni di convenzione. L‘esecuzione bella è relativa alla rotondezza, alla grazia, al gusto ed alla precisione convenevole ad ogni pezzo di musica, ad ogni frase, specialmente negli abbellimenti; qualità non suscettibili d‘un indicazione affatto determinata. L‘espressione sta in rapporto diretto con il sentimento e fa palese nell‘artista la prontezza e la facoltà di cogliere quanto il compositore ha sentito scrivendo, sentirlo egli stesso, e portarlo al cuore dell’ascoltatore.    L‘espressione può essere risvegliata, ma non si può né imparare, né insegnare, dovendo essa già esistere nell‘anima, e da questa comunicarsi immediatamente al suono; quindi l’impossibilità di discuterla.

Johann Nepomuk Hummel, L’Ausfiuhrlich theoretisch , Practische Anweisung zum Pianofortespiel

 

E quella perfetta

L’esecuzione veramente perfetta non si riconoscerà se quando la tradizione si accordi con la individualità dell’esecutore e se non quando la natura del compositore che ha composto un’opera sia divenuta la natura di colui che ce la fa udire.

Jan Kleczynski

 

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Sul ruolo della tecnica

Quanto più presto la tecnica può passare in secondo piano, tanto più presto anche in sentimento individuale e artistico può nascere e prendere il suo slancio.

Ignaz Moscheles

 

Ancora sul ruolo della tecnica

La prima condizione della padronanza in tutte le arti è il perfetto dominio della tecnica.

Carl Czerny, La scuola del concertista

 

L’interprete

Sta nascendo in tutti i campi dell’arte un nuovo tipo di interprete che è la negazione dell’arbitrarietà, della ricerca del sensazionale, così tipiche del XIX secolo. Credo che questo fenomeno si possa ascrivere alla ricerca che oggi è in atto di un modo più sincero e corretto di interpretare. Un’opera d’arte – me lo lasci dire – non dovrebbe essere un pretesto per l’artista di esternare i propri sentimenti; ma neppure si dovrebbe usare l’opera d’arte per mettersi in mostra. L’interprete ha, in realtà, il sacro dovere di porgere intatto il pensiero del compositore.

Claudio Arrau

 

 

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