Le scale maggiori, una introduzione

Le scale maggiori rappresentano uno degli elementi più utilizzati e conosciuti del discorso musicale, non a caso vengono anche definite casa scale fondamentali della tonalità. In questa lezione ne analizziamo la struttura costitutiva e ne spieghiamo il funzionamento.

 

scale maggiori

Le scale maggiori sono uno degli elementi di base del discorso musicale. Il termine scala designa una successione di suoni organizzati secondo un ordine ascendente o discendente, che inizia da una nota qualsiasi fino a raggiungere la relativa ottava.

Il moderno sistema musicale occidentale si basa su due generi di scala: la scala diatonica comprendente 7 suoni e la scala cromatica comprendente 12 suoni. Entrambi i generi coprono l’estensione di un’ottava.

Le scale maggiori sono scale diatoniche comprendenti cinque toni e due semitoni e ciò che le distingue rispetto alle scale minori, anch’esse diatoniche, è la diversa posizione dei due semitoni.

Quindi avremo il modo maggiore che viene usato per ricavare la scala maggiore e il modo minore da cui viene ricavata la scala minore.

 

Gli intervalli della scale maggiori

 

Come detto, le scale maggiori sono un elemento essenziale del discorso musicale e sono definite, non a caso, anche scale fondamentali della tonalità. La scala maggiore si può definire come una successione di 8 note (si tratta, infatti, di una scala eptafonica di cui sette che appartengono ad un’ottava più una che è la prima dell’ottava superiore), che hanno una distanza fra loro sempre fissa secondo lo schema:

Tono (I), Tono (II), Semitono (III), Tono (IV), Tono (V), Tono (VI), Semitono (VII).

 

Ogni scala eptafonica può essere divisa in due gruppi di quattro note detti tetracordi. Lo schema appena riportato, che include una specifica alternanza di toni e semitoni, definisce tutte le scale maggiori indipendentemente dalla nota di partenza o tonica.

Per ricordare questa particolare struttura gli inglesi ricorrono all’espressione “two wholes and a half, three wholes and a half" (ovvero suddividono così: 2 toni e un semitono - 3 toni e un semitono). Le diverse note che costituiscono la scala vengono definiti gradi e sono indicati per convenzione con il numero romano, come riportato tra parentesi nello schema sopra.

 

scale maggiori

I gradi

 

A ogni nota della scala, secondo i gradi della scala, viene attribuito un nome in relazione alla funzione che questa nota ha all’interno della scala stessa.

I grado tonica, determina la tonalità del brano stesso

II grado sopratonica, si tratta fondamentalmente di un grado di passaggio.

III grado modale o caratteristica, i termini con cui si designa questo grado suggeriscono la sua funzione che è quella di caratterizzare il modo di una scala.

IV grado sottodominante, il nome deriva dalla sua collocazione sotto il quinto grado detto dominante. È un grado che crea una sensazione di instabilità e tende a risolvere sul terzo grado.

V grado dominante, si tratta di un grado opposto alla tonica che crea una sorta di sospensione del discorso musicale.

VI grado sopradominante, considerato un grado di passaggio, nelle scale maggiori da questo grado parte la tonica della scala relativa minore.

 VII grado sensibile, nella scala maggiore rappresenta il grado che produce il massimo della tensione e tende a risolvere sull’ottavo grado (la tonica), dal quale è separato da un semitono

 

scale maggiori

Le diverse scale maggiori

 

A partire da questo schema è possibile costruire tutte le scale maggiori scegliendo una qualsiasi delle dodici note presenti all’interno di un’ottava della scala cromatica con la condizione che vengano rispettai gli intervalli indicati poc’anzi. A partire dai dodici suoni si possono costruire fino a quindici scale maggiori.

 

La scala di Do maggiore

Priva di alterazioni fisse, contiene, dunque, tutte e sette le note naturali.

 

Sette scale maggiori con diesis

Sol maggiore - 1 diesis - Fa♯

Re  maggiore - 2 diesis - Fa♯ Do♯

La  maggiore - 3 diesis - Fa♯ Do♯ Sol♯

Mi  maggiore - 4 diesis - Fa♯ Do♯ Sol♯ Re♯

Si  maggiore - 5 diesis - Fa♯ Do♯ Sol♯ Re♯ La♯

Fa♯ maggiore - 6 diesis - Fa♯ Do♯ Sol♯ Re♯ La♯ Mi♯

Do♯ maggiore - 7 diesis - Fa♯ Do♯ Sol♯ Re♯ La♯ Mi♯ Si♯

 

Sette scale maggiori con bemolle

Do   maggiore - 0 bemolli

Fa   maggiore - 1 bemolle - Si♭

Si♭  maggiore - 2 bemolli - Si♭ Mi♭

Mi♭  maggiore - 3 bemolli - Si♭ Mi♭ La♭

La♭  maggiore - 4 bemolli - Si♭ Mi♭ La♭ Re♭

Re♭  maggiore - 5 bemolli - Si♭ Mi♭ La♭ Re♭ Sol♭

Sol♭ maggiore - 6 bemolli - Si♭ Mi♭ La♭ Re♭ Sol♭ Do♭

Do♭  maggiore - 7 bemolli - Si♭ Mi♭ La♭ Re♭ Sol♭ Do♭ Fa♭

 

Osservando le diverse successioni appena riportate, risulta evidente che la progressione delle scale procede secondo intervalli di quinta ascendente: la scala di sol maggiore (do-sol è un intervallo di quinta, v. intervallo) prevede un diesis, la scala di re maggiore (sol-re è un intervallo di quinta) prevede due diesis, la scala di la maggiore (re-la è intervallo di quinta) prevede tre diesis e così via.

scale maggiori

La scala di Do maggiore

 

Una delle più usate e conosciute scale maggiori è, senza dubbio, la scala di Do maggiore che può essere utilizzata per capire la struttura delle scale maggiori perché priva, come detto, di alterazioni. Riprendiamo lo schema enunciato e applichiamo alla scala di Do, tenendo presente che un semitono è la distanza più piccola tra due note, il tono si ottiene dalla somma di due semitoni. Quindi avremo per la scala di Do maggiore la sequenza:

Do - Re = 1 Tono

Re - Mi = 1 Tono

Mi - Fa = 1 Semitono

Fa - Sol = 1 tono

Sol - La = 1 Tono

La - Si = 1 Tono

Si - Do = 1 Semitono

Osservando questa successione si possono stabilire alcune regole generale per individuare e costruire le scale maggiori. In primo luogo, all’interno delle scale maggiori non sono ammesse due note con lo stesso nome se non l’ultima che riprende di un’ottava superiore la tonica; le scale maggiori rispettano una sequenza ordinata di note; i semitoni si trovano sempre tra il III e il IV grado e tra il VII e VIII grado.

Per quanto riguarda le alterazioni non esistono scale maggiori che ammettono diesis e bemolli insieme ma solo una o l’altra alterazione.

 

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