Gli scheletri nell’armadio dei grandi musicisti classici

Le disavventure con il potere e l’autorità di alcuni grandi compositori classici. Gli scheletri nell’armadio di figure da sempre considerate dei monumenti di quiete e compostezza, in realtà capaci di azioni che, quanto a trasgressione, non hanno niente da invidiare a personaggi notoriamente irrequieti come Johnny Cash, Sid Vicious, o Mick Jagger.

 

musicisti prigione

Se si racconta di famosi musicisti dal passato turbolento e che hanno avuto qualche serio intoppo con le forze dell’ordine i nomi scontati potrebbero apparire quelli di Mick Jagger, Sid Vicious, Marylin Manson. A ben vedere, però, la storia della musica classica, nell’immaginario popolata da veri monumenti idealizzati in una posa di quieta compostezza, riserva non poche sorprese a riguardo se si pensa che figure come Franz Schubert, o l’insospettabile Johann Sebastian Bach, hanno conosciuto il carcere. Ecco allora alcuni degli incredibili scheletri nell’armadio di alcuni grandi rappresentanti della musica classica, che quanto a trasgressione non hanno niente da invidiare ai divi del rock.

 

Igor Stravinsky e l’inno americano

Come il violinista Timothy Judd spiega nel suo post (http://timothyjuddviolin.com/2015/07/stravinskys-illegal-star-spangled-b...), nel 1943 Igor Stravinsky realizzò un personale arrangiamento dell’Inno Nazionale degli Stati Uniti, Star Spangled Banner, che però non piacque alla Polizia di Boston, la quale dopo la prima esecuzione ne proibì la pubblica performance, a causa dell’armonizzazione particolarmente originale (con l’inserimento di un accordo di settima minore in punto cruciale dell’esecuzione), che avrebbe ridicolizzato l’Inno stesso. Stravinsky fu costretto ad obbedire, ma oggi è possibile ascoltare la sua versione di Star Spangled Banner nel video che segue.

 

Erik Satie lo scandalo di Parade

La prima rappresentazione di Parade, il 18 maggio 1917, al Théâtre du Châtelet di Parigi, fu uno scandalo storico. Cocteau autore del canovaccio, Picasso autore delle scene e dei costumi, Massine autore delle coreografie e soprattutto Satie autore delle musiche si trovarono a fronteggiare due reazioni: quella del gusto offeso del normale pubblico benpensante dell'opera e del balletto, e quella dei patriottardi, che giudicavano l'irridente frenesia circense dello spettacolo incompatibile con la tragicità del momento bellico. Epico il battibecco tra Cocteau, Satie e il critico musicale Jean Poueig. Il critico arrivò ad intentare una causa contro il musicista e durante il processo Cocteau fu arrestato e picchiato dalla polizia per aver ripetutamente urlato "vaffanculo!" in aula. A Satie fu data una pena di otto giorni di carcere.

 

Ethel Smyth la suffragetta

Nella storia della musica classica dominato dagli uomini, le compositrici femminili sono spesso trascurate, non, però nel caso di Dame Ethel Smyth. Durante la sua formazione musicale ha incontrato compositori come Dvorak, Grieg e Čajkovskij, oltre a Clara Schumann e Brahms. Tuttavia, come membro del movimento delle suffragette, è stata incarcerata per due mesi nella prigione di Holloway. Quando il direttore d'orchestra Thomas Beecham andò a farle visita, la trovò mentre dirigeva il canto dei suoi compagni di cella con uno spazzolino da denti.

 

Michael Tippett e l’obiezione di coscienza

Michael Tippett, come molti compositori, si proclamò obiettore di coscienza durante la Seconda guerra mondiale e perciò venne arrestato. Tippett era un convinto antimilitarista e il suo periodo in prigione combinato con quella che vedeva come l'ingiustizia morale della guerra lo portò a comporre il suo capolavoro pacifista A Child Of Our Time.

 

Franz Schubert e l’offesa agli ufficiali

Negli anni Venti dell’800 scendere in piazza per esprimere la propria opposizione al potere poteva rappresentare un’idea rischiosa e non priva di conseguenze. Ne ha potuto fare diretta esperienza il giovane Schubert sorpreso da alcuni poliziotti mentre in compagnia di altri ragazzi insultava degli ufficiali e arrestato.

 

Ludwin van Beethoven il vagabondo

Non di rado l’estro creativo di Beethoven prendeva decisamente il sopravvento, come quel giorno in cui, uscito per fare una passeggiata, si perse tra le strade di Weiner Neustadt.  Avvistato da un solerte poliziotto, che nella sua aria smarrita riconobbe i tratti di un vagabondo, fu arrestato. Vani furono i tentavi del compositore di protestare la sua identità che fu accertata solo grazie all’intervento di Herr Herzog, il direttore dell’orchestra cittadina.

 

Johann Sebastian Bach e l’offesa alla corte di Sassonia

Deluso dal Duca di Sassonia per la mancata nomina a Kapellmeister (direttore d’orchestra) il giovane Bach accettò di farsi assumere da una corte rivale e questo gli costò una reclusione durata ben 30 giorni (ovvero una pena di 29 giorni più lunga di quella, ad esempio, di Johnny Cash). Per una sorta di eterogenesi dei fini il grande musicista riuscì sfruttare al meglio il periodo di reclusione per comporre la raccolta di preludi corali per organo Orgelbüchlein.

 

Henry Cowell e l’immoralità

Potrebbe non essere il nome musicale più famoso del 20° secolo, ma la storia del compositore e teorico americano Henry Cowell è notevole e merita di essere ricordata. Nel 1936 fu condannato a 15 anni nella prigione di stato di San Quentin per quella che le autorità chiamarono un'accusa di immoralità (Cowell era bisessuale). Mentre era dentro, Cowell ha continuato a comporre ad un ritmo furioso, producendo oltre 60 composizioni, e ha diretto la banda della prigione prima di essere rilasciato dopo quattro anni.

 

Richard Wagner sulle barricate

La rivoluzione del 1848 vide Wagner impegnato a erigere barricate al fianco di Bakunin. Ovviamente perse il posto di direttore a Dresda con grande disappunto della moglie Minna. Il 3 maggio Wagner accompagnò la moglie a Chemnitz, lontana dalla guerra, per tornare a Dresda con Bakunin e Hubner, membro del governo provvisorio. Ma quando i due vennero arrestati dalla polizia reale, Wagner decise di lasciare la Sassonia per evitare guai (il mandato d'arresto lo raggiunge il 16 maggio) e riparò precipitosamente a Weimar, sotto la protezione di Franz Liszt. Pur aiutandolo, l'amico criticò le sue velleità politiche incitandolo a dedicarsi esclusivamente all'arte, come lo stesso Liszt scrisse in una lettera seguente: "Basta con la politica e con le chiacchiere socialiste. Occorre rimettersi al lavoro con ardore, il che non sarà difficile, col vulcano che Ella ha nel cervello".

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