Roentgenizdat, una storia di musica e resistenza nella Russia staliniana

"Sono immagini di dolore e fratture sovrapposte a suoni piacevoli, fragili fotografie degli interni dei corpi di cittadini sovietici incise con la musica che segretamente amavano".

 

musica delle ossa

Immagina di vivere in un mondo in cui la musica è illegale, dove il semplice possesso di un disco dei Beatles potrebbe farti arrestare e mandare a morire in Siberia. Immagina di saperlo e di acquistare ugualmente quei dischi, condividerli con i tuoi amici e passare ore e ore a cercare di capire come poterli riprodurre in proprio. Immagina di amare la musica così tanto da essere disposto a rischiare la vita per una registrazione gracchiante di due minuti e mezzo di Rock Around the Clock. Questa è precisamente la storia della cosiddetta “musica delle ossa”, roentghenizdat.

A partire dall'epoca staliniana negli anni Trenta fino alla seconda guerra mondiale e dopo, la Russia sovietica era un luogo cupo e repressivo. La macchian burocratica gestiva il potere con il pugno di ferro, proteggendo i suoi cittadini dalle influenze occidentali corrosive come la libertà di parola, la libertà di stampa e, naturalmente, il rock'n'roll. Ancora negli anni Cinquanta era quasi impossibile per un appassionato di musica mettere le mani su un disco di Elvis, Louis Armstrong o dei Beatles, e neanche su uno con le canzoni di artisti russi emigrati e per questo considerati “nemici”.

 

musica delle ossa

Stilyagi

Negli anni Cinquanta si diffuse una sottocultura giovanile che sembrava fatta su misura per irritare il governo: quella degli Stilyagi. Erano giovani appassionati di jazz e rock 'n' roll che preferivano uno stile di vita e un abbigliamento indipendente e sgargiante alla grigia ufficialità degli anonimi cittadini sovietici. Il loro stile di vita contrastava bruscamente con la noiosa e misera quotidianità del dopoguerra sovietico. Uno di questi giovani beatnik sovietici, Stanislav Philo, non si limitò a portare in patria delle semplici idee dall'estero, si portò dietro una macchina per la duplicazione di dischi.

Stranamente, questi apparecchi erano perfettamente legali; dopotutto, che male c'era nel lasciare che un cittadino registrasse una marcia o un discorso patriottico del compagno Stalin? Tornato a San Pietroburgo (allora conosciuta come Leningrado), Philo installò la sua macchina in un angolo del suo nuovo studio fotografico che in poco tempo diventò meta incessante di numerosi clienti interessati però non alle foto che vendeva durante il normale orario di lavoro, ma all’attività parallela che aveva avviato dopo il tramonto. Quel piccolo negozio fotografico era diventato una centrale di contrabbando illegale di musica proibita. Philo infatti utilizzava la sua macchina per realizzare doppioni di bassa qualità di ambite canzoni jazz, boogie woogie e rock'n'roll su qualunque supporto avesse a disposizione, per lo più carta patinata.

Queste riproduzioni, come è facile immaginare, contenevano solo una vaga traccia sonora, suonavano in modo terribile e venivano facilmente consumate dagli aghi dei grammofoni, ma erano economiche e le uniche disponibili. Si potrebbe dire che le riproduzioni sonore clandestine realizzate da Philo hanno rappresentato il contraltare musicale di quel fenomeno tipico delle letteratura russa che va sotto il nome di samizadt.

 

La musica delle ossa

Non passò molto tempo prima che una piccola comunità di amanti della musica iniziasse a frequentare assiduamente il negozio di Philo, accaparrandosi un disco dopo l'altro. Due tra i frequentatori più fedeli erano Ruslan Bogoslowski e Boris Taigin, il primo, in particolare, aveva studiato il duplicatore di dischi di Philo, prendendo appunti accurati sul suo funzionamento, fino a riuscire a costruire in proprio una replica della macchina.

Questa non solo funzionava, ma si dimostrava più efficiente della vecchia e sgangherata macchina di Philo e anche la qualità dei dischi prodotti con essa era superiore, soprattutto grazie al nuovo supporto creativamente utilizzato dai due amici. Bogoslowski ebbe la brillante idea di tagliare i dischi su fogli di fluorografia a raggi X di cui c’era una grande disponibilità in quanto, secondo la legge russa dell’epoca, dopo un anno dovevano essere smaltite perché infiammabili e potenzialmente pericolose. Gli inservienti degli ospedali, per liberarsi dalla seccatura di distruggere quintali di radiografie, cominciarono così a venderle per somme di denaro esigue.

Tagliando con cura i raggi X in cerchi e bruciando un buco nel mezzo con una sigaretta, il duo - che volle soprannominarsi The Golden Dog Gang con un evidente riferimento all'etichetta britannica His Master's Voice – realizzò copie di innumerevoli canzoni e dischi di contrabbando di Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e dei Beatles. Inondarono il mercato nero con questi precursori economici dei moderni dischi flessibili, tutti decorati con teschi, ossa iliache, femori, bacini e tibie di ignari pazienti. Le rotule in frantumi contenevano i ritmi di danza dei boogie woogie. Wooden heart di Elvis Presley uscì da una gabbia toracica fratturata. Un teschio incrinato sorrise attraverso una versione anonima del "St. Louis Blues" di WC Hardy. Scapole spettrali cullavano al suono di Lullaby of birdland di Ella Fitzgerald. I morti cantavano insieme ai vivi.

 

Per il loro singolare e per certi versi spettrale aspetto, questi dischi sottilissimi venivano comunemente indicati come “ossa” o “costole”.  Sfortunatamente per i Golden Dogs, la loro attività clandestina alla fine guadagnò anche l'attenzione delle autorità, che li sorprese a distribuire musica proibita nel 1950 e condannarono entrambi a cinque anni di lavori forzati in Siberia. Dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, migliaia di prigionieri ottennero l'amnistia e poterono tornare a casa, tra loro c'era anche Bogoslowski armato di piani ancora più grandiosi.

Durante quei lunghi e freddi anni di prigione, aveva escogitato un metodo per separare i due strati di cui si compongono le lastre dei raggi X e per trasferire i disegni sulla pellicola trasparent ottenuta. Lui e Taigin tornarono al lavoro, questa volta sfornando dischi decorati sia immagini artistiche che con etichette occidentali strappate agli originali e ricollocate. Andò tutto bene per un po', finché non furono arrestati e condannati nuovamente al gulag.

Quando Bogoslowski uscì diversi anni dopo, ebbe un'ultima grande idea: avrebbe inciso i suoi dischi in vinile. Aveva architettato un modo per ammorbidire il materiale del supporto sugli album esistenti e ristamparli nuovamente. Anche questi dischi divennero subito immensamente popolari. Il reperimento del materiale necessario a questa nuova impresa fu fatale per Bogoslowski. A quel tempo, i negozi di dischi fornivano decine di vinili contenenti discorsi patriottici di Lenin e Stalin, a prezzi stracciati per incoraggiare i cittadini a comprarli, ma rimanevano costantemente invenduti. Bogoslowski ne acquistò una grande quantità, attirando l’attenzione delle autorità che lo arrestarono per la terza e ultima volta.

 

The X-Ray Audio Project

La storia dell'audio a raggi X ha affascinato le persone per decenni, anche Jack White ha voluto omaggiare questa singolare vicenda, rilasciando uno pseudo-roentgenizdat tutto suo nel 2013, ma il racconto delle gesta di Bogoslowski è sopravvissuto solo come nota storica a piè di pagina fino a poco tempo fa, quando il musicista britannico Stephen Coates ha dato inizio a The X-Ray Audio Project.

Coates è stato incuriosito per la prima volta dalla musica sulle ossa quando si è imbattuto in uno di questi singolarissimi dischi in un mercato delle pulci mentre era in tour in Russia; da allora, è tornato più volte nel paese per intervistare vecchi contrabbandieri e raccogliere, preservare e far conoscere la singolare storia dei roentgenizdat, una vicenda fatta di resistenza culturale, ingegnosità tecnica e impegno umano.

 

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