Alle origini della musica per film: Maurice Jaubert

In una sorta di cortocircuito sonoro e temporale la magnifica sequenza onirica de L’Atalante, divenuta celebre come sigla di Fuori Orario, viene oggi, in virtù di questo utilizzo e fama postuma, immediatamente associata alla splendida canzone cantata da Patti Smith Because the Night. La sequenza, in realtà, è accompagnata dalla toccanti note composte da Maurice Jaubert, sodale di Jean Vigo e uno dei pionieri della musica per film. Il recente restauro della pellicola di Vigo diretto da Bernard Eisenschitz e voluto dalla Gaumont, ha permesso di riascoltare nel suo integrale splendore la partitura di Jaubert, sostituta già all’uscita per ragioni distributive, in un gioco di sovrapposizione che inizia ben prima della trasmissione di Ghezzi dunque, con una ‘canzone realistica’ adattata dall’italiano, Le Chaland qui passe.

Riascoltando il tema dell'amore sul sassofono solista, che si fonde in maniera geniale alla pulsazione del motore della chiatta in cui si svolge gran parte della vicenda, combinato con un altro tema ("La canzone dei marinai") suonato in modo sincrono da due fisarmonicisti durante la processione della messa, non si può non rimanere sedotti dalle note di questo musicista che può essere considerato il più autentico rappresentante della “scuola francese” di autori di colonne sonore, colui che prima e meglio di altri ha saputo individuare i caratteri propri della musica cinematografica.

Di formazione classica, compì i suoi studi presso il conservatorio A. Groz di Nizza, fu in costante contatto con gli sviluppi più avanzati della ricerca musicale a lui contemporanea ed ebbe fra i suoi amici Eric Satie, Arthur Honegger (con il quale collaborò in diverse occasioni, compresa la colonna sonora di Mademoiselle Docteur di Georg Wilhelm Pabst), Gabriel Fauré e Maurice Ravel. Come scrive Henri Colpi Jaubert “fu uno dei primi a comprendere che il ruolo del musicista cinematografico consisteva, al tempo stesso, nell’eclissarsi dietro l’immagine e nel salvaguardare la propria personalità”. In altre parole: “La scrittura musicale e la scienza sinfonica dovevano cedere il passo all’efficacia. La quantità di note doveva essere dettata dalla dialettica visiva del film. Gli interventi sonori dovevano obbedire a delle cause precise”.

Tra i primi teorici della musica per film, operò a cavallo dell’avvento del sonoro e fu sperimentatore attento e originale di una precisa concezione estetica della musica che in vista dell’efficacia e resa drammaturgica doveva, secondo la sua stessa definizione, rendere "fisicamente percepibile il ritmo interno delle immagini” interagendo, al contempo, con le altre componenti sonore del film come parlato e rumori di scena.

Partendo da questa concezione e da un saldo ancoraggio alle fonti più autentiche della tradizione musicale francese elaborò un discorso musicale di grande coerenza interna, basato su uno stile compositivo rigoroso capace di elaborare architetture sonore di grande nitore e limpidezza. Esempio del suo modo innovativo di intendere il lavoro del compositore cinematografico, è il commento musicale realizzato per il primo film di Vigo Zero de conduite. La musica di accompagnamento della scena finale di rivolta dei piccoli protagonisti fu realizzata dal compositore nizzardo trascrivendo a ritroso la musica già composta, partendo dunque dall'ultima battuta per finire con la prima. Ne venne fuori una sonorità dalle coloriture fantastiche che si sposava perfettamente alla scena che ritraeva la camerata animata dalla gazzarra al rallentatore dei bambini tra onirici svolazzi di camice da notte e piume di cuscini. Oltre al già citato Vigo, Jaubert collaborò con tutti i principali registi francesi della sua epoca come René Clair, Marcel Carné, Julien Duvivier.

L’importanza e lo spessore dei risultati della sua ricerca musicale sono testimoniati anche dai numerosi omaggi e citazioni che impreziosiscono le colonne sonore di registi cinefili come, ad esempio, Godard e François Truffaut. Quest’ultimo, che ha fatto davvero un uso amoroso e devoto delle colonne sonore jaubertiane in diversi suoi film, durante le riprese de La camera verde decise di far suonare sul set la musica del compositore nato a Nizza per aiutare gli attori a immedesimarsi nell'atmosfera cupa del film, proprio per la capacità delle sua scrittura di tratteggiare con grande efficacia musicale stati d'animo e sentimenti.

Il regista de I 400 colpi, infatti, era ben conscio del valore evocativo e potentemente cinematografico delle partiture di Jaubert, vero caposcuola di un’arte diventata, anche con il suo decisivo contributo, elemento di senso imprescindibile del discorso filmico.

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