La cadenza piccarda o terza piccarda

Dal Rinascimento ai Beatles molti compositori hanno fatto ricorso a questa particolare formula melodico-armonico, utilizzata per creare nell'ascoltatore come un bagliore di luce o di speranza sull'ultimo accordo che, essendo maggiore, è in contrasto con la sonorità cupa propria del modo minore.

cadenza piccarda o terza piccarda

La cadenza piccarda, o più semplicemente terza piccarda, consiste in un brano in tonalità minore con l'accordo di tonica finale maggiore, quando invece dovrebbe essere minore. L'accordo di tonica, infatti, che nella tonalità minore deve essere minore, diventa maggiore in quanto la terza viene innalzata di un semitono.

Ad esempio, in un brano musicale scritto nella tonalità di Do minore ci si aspetterebbe di trovare a conclusione un accordo di Do minore (utilizzando le note Do, Mi bemolle e Sol). Tuttavia, se il compositore volesse finire su una terza piccarda, il Mi bemolle verrà alzato di un semitono, quindi fino al Mi naturale per creare un accordo di Do maggiore (Do, Mi e Sol).

cadenza piccarda o terza piccarda
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Una terza piccarda viene solitamente scritta alla fine di un brano musicale, ma può anche essere utilizzata alla fine di una sezione musicale all'interno di un brano.

 

Origini

La terza piccarda ebbe origine nel periodo rinascimentale e divenne comune per tutto il periodo barocco. Viene utilizzata dai compositori per creare nell'ascoltatore come un bagliore di luce o di speranza sull'ultimo accordo che, essendo maggiore, è in contrasto con la sonorità cupa propria del modo minore. Il termine tierce de Picardie (terza piccarda) per indicare questa formula fu usato per la prima volta da J.J. Rousseau nel Dictionnaire de musique (1767). La motivazione di questa scelta linguistica risiedeva nel fatto che la suddetta formula cadenzale era usata (ancora ai tempi di Rousseau) nella musica da chiesa. Nella regione della Piccardia si faceva musica in numerose cattedrali; da qui - secondo lo stesso Rousseau - il nome tierce de Picardie. In realtà, nel corso dei secoli XVI e XVII era una prassi pressoché sistematica quella di concludere un brano in tonalità minore con l'accordo maggiore: a quell'epoca la terza minore era considerata una consonanza imperfetta (quindi non sufficientemente conclusiva), inoltre risultava particolarmente calante nel temperamento mesotonico allora in uso (che invece aveva le terze maggiori perfettamente consonanti).

 

Alcuni esempi

Ecco un esempio di terza piccarda dal Preludio n. 6 in Re minore (BWV 875/1 Clavicembalo ben temperato libro II) di Bach.

cadenza piccarda o terza piccarda

Si può vedere chiaramente come la musica è nella tonalità di Re minore (l'indicazione in chiave è un bemolle – SI) e dovrebbe terminare su un accordo di Re minore (Re, Fa, La). Tuttavia, Bach alza la terza minore di un semitono da un Fa naturale a un Fa diesis per formare un accordo di Re maggiore, creando così una terza piccarda.

Un altro esempio lo si può trovare ne Notturno in Fa minore di Chopin, che termina su ripetuti accordi di Fa maggiore:

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Un ulteriore illustrazione dell’uso di una terza piccardia la si può trovare in Dvorak, che la utilizza nel finale della sua Sinfonia n.9 in Mi minore “Dal nuovo mondo”.

Nella musica più contemporanea, band come i Beatles hanno sperimentato idee musicali tra cui la la cadenza piccarda. Notoriamente, la loro canzone And I Love Her termina con una:

Anche in I'll be back ciascuna delle strofe termina con un accordo maggiore nonostante la canzone sia in tonalità minore.

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