La tonalità: storia ed elementi di base

In questa lezione prendiamo in esame il concetto di tonalità: tracciamo un breve profilo storico, ne analizziamo gli elementi costitutivi e terminiamo indicando le caratteristiche espressive e come riconoscerla all’interno di uno sparito.

 

tonalità

Per tonalità, in termini generali, si intende la sudditanza di una serie determinata di suoni (che può essere organizzata in scale) ad una “tonica”, cioè un suono prescelto intorno al quale e verso il quale gravitano tutti gli altri suoni.  Si può dire che esiste una relazione gerarchica tra la tonica che funge da nota fondamentale e le diverse altezze delle note all’interno di una scala musicale diatonica. Partendo da questa definizione, si può dire che tutta la musica incentrata intorno ad un suono principale di riferimento, da cui si fa derivare una scala o un sistema organizzato di suoni, può dirsi tonale, anche quella che non appartiene alla cultura occidentale.

 

Un concetto in evoluzione

 

Nella pratica musicale europea e nella sua lunga storia, il significato di tonalità ha subito molte e importanti variazioni. Nelle musiche monodiche antiche e nel canto gregoriano la tonalità indicava semplicemente relazioni melodiche, con l’avvento della polifonia e della concezione armonica tra il XVI e il XVII secolo il significato di tonalità diventa più articolato e complesso. A partire da questo periodo si afferma un sistema di funzioni tonali fondato su tre accordi principali, detti triadi (formati da tre suoni sovrapposti, distanti reciprocamente una terza, maggiore o minore), di tonica, dominante, sottodominante, dove solo il primo accordo concede uno stato di riposo, mentre gli altri due rimangono i punti di forza, di tensione del movimento delle voci e quindi, tutto il discorso viene sviluppato secondo una della scale maggiori o minori.

A partire dalla seconda metà del Novecento, si afferma una ulteriore evoluzione della tonalità che vira verso la politonalità e l’atonalità. Queste teorie intendono sovvertire le regole gerarchiche proprie del discorso tonale e la dicotomia tradizionale tra tonalità maggiore e minore.

Questa distinzione tra maggiore e minore è uno dei cardini del concetto di tonalità e del sistema che esso determina attraverso le rispettive caratteristiche musicali ed espressive e attraverso la valorizzazione dei molteplici rapporti armonici tra le note della scala. Questa rapporti si sostanziano di una complessa serie di relazioni polifoniche e lineari in cui la linea melodica si sviluppa sfruttando il potenziale di quiete e tensione messo in atto da ogni singola nota e interagendo nello stesso tempo con il potenziale di quiete e tensione offerto dal contesto armonico, vale a dire dal succedersi di accordi che la compongono.

Oltre alla distinzione tra maggiore e minore il concetto di tonalità poggia su un altro elemento della teoria musicale, l’accordo.

 

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Accordo e triade

 

Per accordo intendiamo l’esecuzione simultanea di almeno tre suoni di altezza definita separati reciprocamente da un intervallo di terza. L’accordo di tre note o triade è alla base del sistema tonale. La triade si compone di una nota fondamentale più una terza e una quinta. In un contesto di musica tonale l’accordo fondamentale è quello che si costruisce sulla nota che genera la scala. Partendo dalla scala di Do, un esempio di accordo perfetto maggiore è la triade che si costruisce a partire dalla fondamentale secondo la successione Do, Mi, Sol.

L’accordo appena citato si compone della tonica (Do), della modale (Mi) e della dominate (Sol). Come abbiamo visto nella lezione sulla scale, per ognuno dei sette gradi della scala diatonica è possibile costruire altrettante triadi o accordi sulla base delle regole dell’armonia e costituenti la dimensione verticale della musica tonale. Comporre un brano nella tonalità di Do maggiore vuol dire costruirlo utilizzando le note della scala di Do maggiore e i relativi gli accordi secondo le regole armoniche.

 

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Quante sono le tonalità?

 

Come abbiamo visto esistono due tipologie essenziali di scale diatoniche: maggiore e minore. Ogni scala maggiore presenta una relativa minore che si costruisce a partire da una terza minore sotto la tonica della maggiore. In altre parole, i suoni che costituiscono la scala maggiore costituiscono anche una scala minore collocata due toni e mezzo sotto la tonica. Una scala maggiore si differenza dalla relativa minore in conseguenza di una diversa successione degli intervalli nei gradi terzo, sesto e settimo. Riprendendo l’esempio della tonalità di Do maggiore la relativa minore è rappresentata dalla tonalità di La minore.

Considerando che i suoni che costituiscono il sistema temperato sono 12, avremo un numero corrispondente sia di scale maggiori che di scale minori. Il che significa che in totale possiamo avere 24 tonalità musicali: 12 maggiori e 12 minori. La determinazione delle diverse tonalità è data dall’introduzione di un numero crescente di alterazioni (diesis e bemolli) necessarie per creare le diverse scale secondo uno schema definito circolo delle quinte, di cui già siamo già occupati.

 

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Come determinare la tonalità e sue caratteristiche

 

Per stabilire in che tonalità è stato scritto un brano sarà sufficiente prestare attenzione ad alcuni semplici dettagli. Primo elemento indicativo cui guardare è dato dal numero di alterazioni presenti in chiave. Altri particolari rivelatore sono rappresentati dal primo e dall’ultimo accordo o dalla prima e l’ultima nota che, secondo le regole dell’armonia classica, rappresentano rispettivamente l’accordo di tonica e la tonica che possono confermare l’analisi delle alterazioni. Un terzo elemento di cui si può tenere conto ai fini della determinazione della tonalità di un brano è rappresentato dalla risoluzione della sensibile, poiché sappiamo che la settima nota della scala in uso tende a risolvere sulla tonica.

Rispetto a quest’ultima, nel modo maggiore la sensibile dista un semitono, la sensibile non è presente, invece, nel modo minore a meno che il settimo grado della scala non venga alterato e quindi innalzato di un semitono, ristabilendo così la distanza di mezzo tono dalla tonica.

Si può dare anche il caso che, nel corso del brano, la tonalità possa cambiare, dando luogo al processo definito di modulazione. Nella maggior parte dei casi le variazioni tonali sono temporanee. Gran parte del carattere del brano di una cosiddetta composizione tonale è data proprio dal trattamento da parte del musicista dell'allontanamento e ritorno del brano dal suo centro tonale.

La tonalità viene scelta liberamente dal musicista è ha una precisa funzione espressiva. In termini molto generici si può dire che le tonalità maggiori trasmettono sensazioni positive e appaiano più solari e  gioiose, mentre le tonalità minori costruiscono uno spazio semantico più cupo e malinconico. “Beethoven, ad esempio, nello scrivere la sinfonia nº 5, sceglie la tonalità di Do minore, caratterizzata da un timbro cupo e grave; nello scrivere il concerto per orchestra in re maggiore, invece, sceglie tale tonalità perché allegra, limpida, sicura” (wikipedia).

 

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