Tempo musicale

Il tempo musicale è una delle prime chiavi interpretative di una brano. In questo articolo, partendo da una definizione generale, approfondiamo gli elementi costitutivi del tempo in musica per arrivare alla distinzione tra tempi semplici e tempi composti.

 

tempo musicale

Il tempo musicale indica il movimento più o meno rapido cui attenersi nell’esecuzione di un brano ed è espresso dalle didascalie poste dall’autore all’inizio del brano stesso o nel corso di esso. Le diciture principali relative al tempo musicale, dalla più veloce alla più lenta, sono: Allegrissimo, Vivace, Allegro, Allegretto, Moderato, Andante, Adagio, Lento, Grave.

Le indicazioni relative al tempo in musica fino al XVIII secolo erano scarse o nulle. Ha un suo fascino il fatto che per secoli per calcolare approssimativamente la durata di una nota scelta come punto di riferimento ci si attenne al battito medio del polso umano (75/80 pulsazioni al minuto).

Le prime indicazioni esplicite di tempo si ritrovano nelle Canzoni da sonar pubblicate da Frescobaldi nel 1634, dove i cambiamenti di tempo musicale corrispondono, però, a cambiamenti di valore delle note.

Nel secolo successivo si affermò l’esecuzione delle note secondo le didascalie a prescindere dai valori delle note. Ulteriore e definitiva tappa verso una definizione puntuale del tempo musicale fu l’introduzione del metronomo di Mälzel, strumento meccanico (oggi elettronico) in grado di scandire il tempo secondo una scala misurata.

 

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Pulsazione, accento, ritmo e misura

 

Il tempo musicale individua la struttura metrico ritmica di un sistema di battute. In questo senso tre sono gli elementi fondamentali: pulsazione, accento, ritmo.

La pulsazione è una successione regolare di battiti e pause (battere e levare) e rappresenta “l’unità di misura” e la traccia sui cui poi vengono posizionate le note. Si possono avere pulsazioni binarie (due movimenti per ogni accento) o ternarie (tre movimenti per ogni accento).

L’accento è l’intensificazione conferita ad un suono o ad un insieme di suoni perché acquistino particolare rilievo ritmico o espressivo all’interno del discorso musicale. In altre parole, è la particella di suono che include al suo interno la pulsazione. Gli accenti che organizzano la struttura ritmica di un brano si susseguono seconda un’alternanza di accenti forti, mezzoforti e deboli (tempo forte in battere, tempo debole in levare).

In una battuta binaria gli accenti saranno due: forte, debole.

In una battuta ternaria gli accenti saranno tre: forte, debole, debole.

In una battuta quaternaria gli accenti saranno quattro: forte, debole, mezzoforte, debole.

L’indicazione che designa il numero degli accenti contenuti in una battuta è rappresentata da una frazione numerica come, ad esempio, un tempo di 3/4 che indica tre accenti del valore di 1/4 ciascuno. Nel caso dei tempi misti, gli accenti rispettano l’organizzazione degli accenti dei singoli tempi che li costituiscono.

Ulteriore elemento basilare del tempo musicale è, infine, il ritmo. Il termine ritmo individua in generale tutti quegli aspetti che si riferiscono all’organizzazione della durata del suono. Il ritmo determina la successione degli accenti forti e deboli ordinandoli nel tempo.

Una battuta può contenere una pluralità di queste successioni ritmiche e il loro insieme viene definito misura o battuta. La misura, in base ai movimenti che la compongono, può essere binaria (due movimenti per battuta), ternaria (tre movimenti per battuta), quaternaria (quattro movimenti per battuta), quinaria (cinque movimenti per battuta).

Grandezza e valore di ogni misura sono espresse da un numero frazionario nel quale il numeratore indica quante volte deve essere contenuto il valore al denominatore detto metro.

 

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Tempi semplici e tempi composti

 

Esistono vari tipi di tempo: tempi fondamentali, tempi per aumentazione, tempi per diminuzione, tempi misti. La suddivisione generale che in cui si divino tutti è quella tra tempi semplici e tempi composti. Nei tempi semplici il singolo movimento ha sempre una struttura binaria (unità di misura una nota da un quarto) e sono indicati da un numero frazionario che al numeratore designa il numero dei movimenti al denominatore la durata di ogni movimento. Tempi semplici più comuni sono 2/4, 3/ 4, 4/4. In ognuno dei tempi citati in esempio il valore di ogni movimento non cambia, il denominatore è quattro e l’unità di tempo è sempre la semiminima, come non cambia la suddivisione che è sempre binaria. Si distinguono in base al ritmo che è binario in 2/4, ternario in 3/4, quaternario in 4/4.

Il tempo composto ha una suddivisione ternaria (unità di misura una nota da un quarto puntato), in questo caso ogni singolo movimento si dividerà in tre parti ed è indicato da un numero frazionario che al numeratore designa il numero delle suddivisioni al denominatore la durata di ogni suddivisione. I tempi composti più utilizzati sono: 6/8, 9/8, 9/8. Come per i tempi semplici, questi tre esempi hanno in comune il denominatore, 8, ovvero la durata della singola suddivisione che è sempre una croma. Cioè che li distingue è anche in questo caso il ritmo che sarà binario in 6/8, ternario 9/8, quaternario in 9/8

È possibile ottenere un tempo composto dividendo un tempo semplice per 3/2 o, al contrario, un tempo semplice da un tempo composto moltiplicandolo per 2/3.

 

Il tempo musicale è, dunque, il risultato di più elementi che occorre leggere e interpretare nella giusta maniera ai fini di un’esecuzione appropriata del brano.

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