La dinamica musicale e le indicazioni di intensità sul pentagramma

La dinamica musicale è un aspetto rilevante dell’interpretazione di un brano. In questo articolo ne approfondiamo il significato e lo specifico carattere relativo e soggettivo che la distingue da una mera misura di intensità, ne elenchiamo le diverse possibili indicazioni presenti sullo spartito.

 

Per dinamica musicale si intende un aspetto del discorso musicale che riguarda l’intensità del suono indipendentemente dalla accentazione ritmica. L’intensità di un suono è legata all’ampiezza della vibrazione emessa e questa è strettamente legata alla forza con cui viene sollecitato il corpo che emette la vibrazione.

L’intensità di una vibrazione sonora è misurabile, sotto il profilo scientifico, in maniera puntuale, ed esiste a riguardo anche una specifica unità di misura rappresentata dal decibel (Db). Da un punto di vista musicale, invece, l’intensità non ha un valore oggettivo e misurabile, ma sempre un valore squisitamente relativo e per questo prende il nome di dinamica.

La definizione dell’intensità all’interno di un discorso musicale, dunque, ha un scopo affatto diverso e non è legata alla determinazione esatta della frequenza effettiva di un suono o di una frase musicale, ma esclusivamente alla sua definizione in relazione ad altre note o frasi.

 

I segni dinamici

 

Stabiliti tra il XVII e il XVIII secolo, i segni dinamici regolano tutte le gradazioni di intensità possibili all’interno di un pentagramma. Questi segni sono costituiti da sigle composte da una, due, o tre lettere con significati specifici secondo la seguente modalità:

  • ppp il più piano possibile
  • pp molto piano
  • p piano
  • mp mezzo piano
  • mf mezzo forte
  • f forte
  • ff fortissimo
  • fff il più forte possibile

 

Trattandosi di indicazioni che lasciano spazio all’interpretazione, si comprende facilmente che, mentre le annotazioni poste agli estremi ppp (il più piano possibile) e fff (il più forte possibile) possono risultare piuttosto chiare, il discorso diventa più sfumato e meno immediato per le indicazioni intermedie come mp (mezzo piano) e mf (mezzo forte). La corretta interpretazione di questi segni deve tener conto del fatto che essi si trovano proprio al centro della “scala delle dinamiche”, quindi mp è un po’ più forte di p e mf  è un po’ meno forte di f. A prestarsi ad equivoci è soprattutto il mp (mezzo piano) che, soprattutto per chi ha poca dimestichezza con queste annotazioni, viene interpretato scorrettamente come più piano di p.

In alcuni casi, le sigle appena ricordate vengono sostituite dall’indicazione esplicita della dinamica ad esempio forte o piano. Spesso questo avviene ad inizio brano, in modo che l’esecutore possa leggere e individuare la corretta indicazione prima di iniziare a suonare. All’interno dello spartito è più comune trovare, invece, la forma abbreviata, in quanto più pratica e sintetica.

Si possono poi trovare delle indicazioni composte dalle sigle il cui significato viene rinforzato ricorrendo all’ulteriore specificazione rappresentata dalle parole più o meno. Ad esempio: più f, meno f.

Sempre con intento rafforzativo è il ricorso, da parte di alcuni compositori, all’aggiunta di altre f o p agli estremi, ad esempio ffff o ppppp. Se si considera che le indicazioni fff e ppp, il cui significato come abbiamo esplicitato è il più forte possibile e il più piano possibile, rappresentano già un superlativo assoluto, l’aggiunta rafforzativa rappresenta, con tutta evidenza, un pleonasmo cui ricorrono alcuni autori per spingere gli esecutori a suonare realmente forte o piano quel brano o quel determinato passaggio.

 

Una questione soggettiva

 

Come si accennava in apertura, a differenza dell’intensità, misurabile oggettivamente, la dinamica ha un valore relativo e, possiamo aggiungere, anche e, in maniera ineludibile, soggettivo, legato cioè alla sensibilità musicale del singolo interprete.

Nell’esperienza comune sappiamo che la sensibilità e la percezione di un suono o di un rumore varia molto da soggetto a soggetto.  Quello che per qualcuno, ad esempio, è un volume eccessivamente alto, per qualcun altro risulterà accettabile. La stessa variabilità la si può riscontrare anche nel caso degli esecutori, tanto che costituisce un dato di realtà che ogni musicista possieda un proprio suono di base, che ritiene né forte né piano. Con ogni evidenza, per citare un esempio immediato, il suono di base di un pianista è legato alle dimensioni e alla forza delle proprie mani e in misura ancora maggiore dal suo temperamento musicale.

Indipendentemente dallo strumento, in ogni caso, il singolo esecutore ha naturalmente una propria estensione dinamica all’interno della quale suona normalmente se non si adopera esplicitamente per suonare piano o forte.

Questo naturalmente, in linea di principio, può rappresentare un problema per il compositore che rischia di vedere travisate le proprie intenzioni. Tuttavia, la dimensione personale e soggettiva della musica è un elemento imprescindibile e, in ultima istanza, ciò che poi rende inconfondibile e grande il singolo interprete.

 

Crescendo diminuendo

 

Il carattere specifico della musica che la distingue rispetto a tutte le altre forme d’arte è il suo essere intimamente legata allo scorrere del tempo. Proprio in virtù del suo svolgersi nel tempo, la musica richiede che venga fissata sullo spartito non solo l’intensità di per sé, ma anche la modulazione da un’intensità ad una maggiore o minore.

Questo avviene attraverso due specifiche notazioni che sono:

crescendo anche con l’abbreviazione cresc. o con il segno ˂ (detto forcella che indicano in modo più preciso dove inizia e dove finisce il crescendo o il diminuendo in un brano musicale) che prescrive un graduale aumento di intensità;

diminuendo anche con l’abbreviazione dim. o con il segno ˃ (detto forcella indicano in modo più preciso dove inizia e dove finisce il crescendo o il diminuendo in un brano musicale) che prescrive una graduale diminuzione dell’intensità sonora.

Queste indicazioni possono essere rese più specifiche se affiancante da altri termini quali molto, poco, poco a poco, subito ed altri ancora prodotti dalla fantasia dell’autore.

In questa lezione abbiamo visto come in musica l’approccio all’intensità sia del tutto relativo e soggettivo, non soggetto all’esigenza di misurazioni precise.

 

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