Note sul pentagramma

Note sul pentagramma

La notazione comune, ovvero il sistema convenzionale che consente di mettere per iscritto la musica, è uno degli elementi basilari della teoria musicale e consente di interpretare il significato delle note sul pentagramma. Le note sul pentagramma si dispongono all’interno di cinque righi e quattro spazi ordinati analogamente ad grafico cartesiano con l’asse verticale che indica l’altezza e l’asse orizzontale la durata.

 

Convenzionalmente il pentagramma è organizzato secondo un ordine crescente con le prime righe e i primi spazi che sono i più bassi e gli ultimi righi e spazi che sono i più alti. Le note sul pentagramma vengono rappresentate attraverso un circoletto e possono essere collocate sia sui righi, sia sugli spazi.

 

Per evidenti ragioni numeriche, le note sul pentagramma sono nove, cinque sui righi e quattro negli spazi. Le stesse ragioni numeriche pongono un problema di possibilità di rappresentazione di tutta la gamma di note considerando che, ad esempio, che i tasti di un pianoforte sono ben 88.

 

Questo difficoltà è stata aggirata utilizzato una serie di accorgimenti convenzionali che consentono di rappresentare adeguatamente tutte le note sul pentagramma. Un primo accorgimento è rappresentato dell’utilizzo delle chiavi musicali. Le chiavi musicali sono un segno grafico che, situato generalmente all’inizio di un rigo musicale ma anche all’interno, determina l’altezza delle note scritte sul rigo stesso. Nella tradizione italiana le chiavi erano ben sette, da cui il nome setticlavio, che indicava il complesso delle posizioni occupate sul pentagramma dalle chiavi. Le sette collocazioni in uso erano la chiave di violino o canto, la chiave di soprano, la chiave di mezzosoprano, la chiave di contralto, la chiave di tenore, chiave di baritono e basso.

 

Oggi, le chiavi che vengono regolarmente utilizzate sono solo due: la chiave di Sol e la chiave di Fa. La chiave di Sol o chiave di violino serve ad indicare la posizione del Sol sulla seconda linea del pentagramma subito dopo il Do centrale del pianoforte e indica le note che occupano la gamma medio-alta della frequenza delle note sul pentagramma. A partire dalla posizione del sol si può stabilire una scala che a salire, come abbiamo detto, indica una progressione verso suoni più acuti secondo la scala SolLaSiDoReMiFa e a scendere una progressioni verso suoni più gravi secondo la scala SolFaMiReDoSiLa.

 

Una tecnica mnemonica molto in uso ed efficace per agevolare l’identificazione delle note sul pentagramma è quella di suddividere e fissare a memoria la successione di note sulle righe Mi, Sol, Si, Re, Fa e quella negli spazi Fa, La, Do, Mi.

 

Ulteriore espediente per rappresentare la gamma di note sul pentagramma è rappresentato dai cosiddetti tagli addizionali, un segmento grafico che si aggiunge per rappresentare le note che eccedono verso l’alto o verso il basso i limiti del pentagramma.

 

Come detto più sopra, l’altra chiave in uso per rappresentare l’altezza delle note, questa volta verso la gamma medio bassa, è la chiave di Fa. Questa nel caso in cui poggi sulla quarta linea rispetto al Do centrale è detta chiave di basso se, invece, poggia sul terzo rigo è detta chiave di baritono. Per leggere facilmente le note sul pentagramma in chiave di basso è sufficiente leggere la nota come se fosse in chiave di violino aumentando la nota di una terza. Ad esempio leggo quello che in chiave di violino dovrebbe essere un Do aumentando di due note risulta essere in realtà un Mi in chiave di basso. Naturalmente è un Mi che va suonato due ottave sotto. Questo procedimento mnemonico è utile nella fase iniziale dell’apprendimento, una volta acquisita una certa dimestichezza con le note sul pentagramma, la lettura diventerà naturale e automatica senza passaggi intermedi.

 

Un altro accorgimento per ampliare la gamma di note sul pentagramma è rappresentato dagli accidenti, che sono un segno grafico posto davanti ad una nota o di cui prescrive l’alterazione. Senza questo accorgimento, potremmo suonare solo i tasti bianchi del pianoforte, mentre, come sappiano, esisto anche i tasti neri. Gli accidenti sono il diesis e il doppio diesis (♯ e X), che innalzano la nota rispettivamente di un tono e un semitono; il bemolle e il doppio bemolle (♭ e ♭♭) che abbassano la nota di un semitono e di un tono; il bequadro e doppio bequadro (♮ e♮♮), che annullano i precedenti segni.

 

Altro espediente per aumentare le possibilità di rappresentazione delle note sul pentagramma è il cambio di ottava che è indicato da un “8” posto al di sopra o al di sotto della chiave.  La chiave accompagnata da un "8" in alto, il tutto va eseguito un'ottava sopra; se accompagnata da un piccolo "8" in basso, un'ottava sotto.

 

Questi sono gli elementi base per poter leggere le note sul pentagramma. A queste conoscenza iniziali occorre aggiungere tanto esercizio e pratica per raggiungere la necessaria fluidità e scioltezza nella lettura.

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